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Emilia Romagna, così il centrodestra sfida la roccaforte rossa

Alan Fabbri, candidato del centrodestra in Emilia Romagna: "Bisogna voltare pagina". E indica tre priorità: lavoro, sanità e ricostruzione post-terremoto

Meloni, Salvini, Fabbri e Toti
Meloni, Salvini, Fabbri e Toti

Al suo sfidante Bonaccini (Pd) invidia solo una cosa: gli occhiali. Negli ultimi giorni di campagna elettorale si sposta come una trottola da una città all'altra dell'Emilia Romagna. Giorni che sembrano essere più lunghi delle normali 24 ore. O dovrebbero esserlo, per farci stare dentro tutte le cose da fare. Lo raggiungiamo al telefono mentre è alla guida della sua auto. Ogni tanto ci interrompe: “Scusi, eh, sto facendo diverse cose insieme...”. Nessuna infrazione al codice della strada. Alan Fabbri, 35 anni, sindaco di Bondeno (Ferrara) e candidato del centrodestra per la Regione Emilia Romagna, ha mille cose che gli frullano nella testa e, pensando a voce alta, cerca di metterle in ordine. Ci spiega che i primi tre punti su cui vuole lavorare sono questi: sanità, impresa e lavoro. Ai cittadini chiede il voto per dare concretezza al sogno espresso da molti, quello del cambiamento, in una terra che è – da sempre - una roccaforte rossa.

Qual è il primo punto del suo programma?
Mettere al centro dell'azione di governo della Regione il cittadino storico emiliano-romagnolo, tutelandolo sotto molteplici ambiti: economico, sociale e sanitario. Vogliamo, inoltre, aiutare le imprese sempre più in difficoltà.

Cosa intende per cittadino storico?
Desideriamo far prevalere una logica di rispetto verso chi ha contribuito, negli ultimi decenni, a creare il nostro stato sociale. Prima vengono gli italiani e gli immigrati regolari, che lavorano, pagano le tasse e sono inseriti. Poi gli altri.

A proposito di italiani e stranieri. La Lega, il suo partito, è accusata di razzismo. Come risponde?
Vede, qualsiasi cosa diciamo noi è sbagliata. Ma il punto essenziale che desidero ricordare ancora una volta ai cittadini è questo: noi chiediamo il rispetto delle regole per tutti. Se pretendere la regolamentazione dell'immigrazione o affrontare il problema dei campi rom vuol dire essere razzisti, allora per noi anche questa accusa finisce per essere un valore.

Si è parlato molto, in queste settimane, dei campi rom. E ha destato clamore l'aggressione subita dal segretario della Lega a Bologna, con gli antagonisti che gli hanno sfasciato l'auto...
C'ero anch'io quel giorno in macchina con Matteo Salvini. Volevamo solo controllare e mettere sotto i riflettori della stampa questo campo, dove da 24 anni vivono i rom sinti. Sono italiani a tutti gli effetti per i quali il Comune di Bologna paga le utenze (130mila euro) e la Regione invece, copre le spese per le infrastrutture. Il Comune ha un ufficio apposito che si occupa di servizi sociali e raccoglie le richieste dei cittadini in difficoltà. Vorrei capire per quale ragione a queste persone, solo per il fatto di vivere in un campo rom debbano essere pagate tutte le bollette. Perché non sono trattati come gli altri italiani?

Al di là degli immigrati esiste un allarme sicurezza nella sua Regione?
Sicuramente sì. Uno dei problemi più grandi è costituito dalle infiltrazioni della 'ndrangheta, specie nelle province di Reggio Emilia e Modena. Le faccio solo un piccolo esempio per capire meglio. Nel piccolo paese di Brescello, quello di Peppone e don Camillo, per andare al bar centrale bisogna essere scortati dalla Digos. Le sembra normale?

Direi proprio di no. Ma perché è così?
C'è un boss che spadroneggia e qualcuno, con responsabilità istituzionali, sostiene che si tratti di una brava persona. Una situazione davvero inaccettabile che non possiamo più tollerare.

Mi indica le prime tre cose che vorrebbe fare una volta eletto presidente della Regione?
In queste cose, parlo degli annunci a effetto, è bravo Renzi. Io le posso dire solo dove vorrei concentrare i miei sforzi. Lavoro, sanità e ricostruzione post terremoto. Per far ripartire l'economia e creare posti di lavoro serve una tassazione più bassa e meno burocrazia, e occorrono nuove infrastrutture. Con le mosse del governo ci troviamo un po' in difficoltà con l'Irap, ma vorremmo far di tutto per alleggerire il peso del fisco. Capitolo burocrazia: servono regolamenti certi. Faccio un esempio: ogni funzionario Asl non può decidere a propria discrezione su temi che interessano persone e imprese. Ci deve essere uniformità di giudizio, sia pure nel rispetto delle specifiche competenze.

Per quanto riguarda le infrastrutture?
Di cose da fare ce ne sono davvero tante. Evidenzio due priorità: la Cispadana, che dovrebbe collegare Reggio Emilia e Ferrara, e la E45, per unire la Romagna del Nord a quella del Sud. Aspettiamo da 35 anni di veder realizzate questa strade. Servono al nostro territorio. Non possiamo più aspettare.

Uno dei maggiori capitoli di spesa è la sanità. Come interverrebbe a riguardo?
Non ci sono dubbi a riguardo, bisogna privatizzare. Abbiamo vissuto per troppo tempo il dogma della sanità pubblica. Noi crediamo in una sinergia tra pubblico e privato. Per certe visite i tempi di attesa a Bologna sono 85 giorni. A Monselice (Padova), invece, ne bastano dieci. Molti cittadini bolognesi si sono organizzati per andare in trasferta in Veneto per farsi curare. Cade, così, il mito dell'eccellenza della sanità emiliano-romagnola. Dov'è questa eccellenza se c'è da aspettare così tanto tempo per farsi vedere da uno specialista? Noi siamo convinti, tra l'altro, che la sinergia col privato possa permettere il mantenimento dei servizi negli ospedali periferici, quelli che, altrimenti, rischiano la chiusura. O sono già stati chiusi. A danno dei cittadini.

Lei è sindaco di Bondeno, uno dei Comuni terremotati nel 2012. Ancora una ferita aperta nella sua Regione?
La ricostruzione è molto indietro. A livello residenziale siamo intorno al 20-25%. Per l'edilizia pubblica mancano 1,5 miliardi di risorse. E lo Stato torna a chiedere le tasse, come se nulla fosse. Avevamo chiesto al sospensione delle tasse, in parlamento, e la no tax area. Ma il governo ha detto no. Anche molte aziende agricole sono al collasso. L'Europa per erogare gli aiuti promessi vuole una rendicontazione esatta entro maggio 2016, ma molti non ce la faranno. E se quei fondi non arrivano giocoforza dovrà provvedere lo Stato. Altrimenti sarà scritta la parola fine per moltissime aziende.

Secondo lei la sinistra è sicura di vincere?
Non direi. Da queste parti ha sempre avuto un serbatoio stabile di voti. Ma questa sicurezza sta vacillando. E la sinistra comincia ad aver paura. Non è un caso che Renzi, il presidente del Consiglio, più di una volta abbia detto 'vinceremo in Emilia Romagna'. Se fosse così sicuro perché sente l'esigenza di ripeterlo? Più in generale, dovremo vedere a che livello si fermerà l'astensionismo. Molti non sanno nemmeno che si va a votare. E abilmente sono riusciti a far dimenticare a tutti che un certo Vasco Errani è stato condannato, e che per questo motivo andiamo a votare a ridosso di Natale.

Cosa critica di più del suo principale sfidante Stefano Bonaccini?
Non lo conosco molto bene. Di certo critico il Pd per aver scelto di candidare un segretario regionale e non un amministratore locale schierato in prima linea sui problemi della gente. Avendomi indicato come proprio candidato, invece, il centrodestra ha manifestato di voler andare incontro alle autonomie locali, avvicinandosi di più alle esigenze dei cittadini (non a caso il suo slogan è "Scegli un sindaco!", ndr).

C'è una cosa che ammira di Bonaccini?
I suoi occhiali (ride). Scherzi a parte, riconosco che è bravo a vestirsi.

Sicuramente più di me.

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