Cronache

Epidemia di legionella ora sono 27 i contagiati: "L'area colpita si allarga"

Il sindaco di Bresso coordina le operazioni Si cerca il punto da cui si è diffuso il batterio

Epidemia di legionella ora sono 27 i contagiati: "L'area colpita si allarga"

Due puntini, staccati di pochi centimetri dalla chiazza affollata di segni che corrisponde al centro di Bresso. La mappa della cittadina a nord di Milano, stesa sul tavolo del sindaco Simone Cairo, è divenuta la mappa di un campo di battaglia: battaglia contro un nemico inafferrabile, un fantasma che passa chissà per quali strade, ma colpisce e a volte uccide.

Quei puntini che si sono aggiunti nelle ultime ore sulla mappa del sindaco segnano due degli indirizzi dove la legionella ha colpito nuovamente. E mandano un messaggio spiacevole: l'area dell'epidemia si sta allargando. A venire infestati dal batterio non sono più soltanto gli abitanti del centro storico, l'area intorno al Municipio e alla chiesa di San Nazzaro dove abita circa un sesto della popolazione. Con i suoi mezzi di trasporto misteriosi, la legionella pneumophila ha colpito anche più su, verso i confini con Cusano e Cormano, in questa distesa immensa di cemento che si stende senza soluzione di continuità a nord del capoluogo lombardo.

La notizia buona è invece che la curva di diffusione sta rallentando: tre contagiati in più nelle ultime ore, che portano il totale a ventisette, e soprattutto nessun morto. «Questo dato rassicura, ma non tranquillizza finché non si identifica l'origine del fenomeno», dice Giorgio Ciconali, il direttore dell'Ats di Milano che era già in campo nell'epidemia del 2014 e conosce bene i comportamenti del batterio. Ma è chiaro che l'allargamento dell'area colpita rende ancora più ostico dare la caccia ai cluster, i focolai dove il batterio ha messo su casa e da cui è partito per infestare i polmoni degli abitanti. Ieri il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, che ha aperto l'inchiesta giudiziaria, ipotizza che a fare da quartier generale alla malattia siano grandi spazi collettivi, come i centri commerciali, dove l'aria condizionata richiama gli anziani in queste giornate di caldo torrido, e dove proprio l'agognata aria condizionata avrebbe sparso il batterio come un untore manzoniano.

Ipotesi sensata, perché da sempre gli impianti di climatizzazione sono uno dei vettori preferiti dalla legionella; ma insufficienti a spiegare il caso di Bresso, perché ieri è stato confermato che nella casa di uno dei ventisette ammalati è stata riscontrata la presenza del batterio nell'acqua del rubinetto. Dovunque sia il cluster, da lì i batteri si sono sparpagliati per la città, e dare loro la caccia si annuncia come una impresa disperata.

«La situazione è sotto controllo», dice il sindaco Cairo, che giustamente non ha nessuna necessità che nella sua città si scateni la psicosi. Ma intanto il telefono di Elena Porcellana, la sua segretaria, squilla senza sosta, sono i cittadini che chiamano e chiedono. Sempre le stesse domande, le stesse istruzioni. Sì, l'acqua si può bere. No, chi si ammala non è contagioso, il batterio non passa da uomo a uomo. Ma è chiaro che l'incertezza sulle cause scatenanti dell'epidemia non aiuta a tranquillizzare. E nemmeno il fatto che a crollare siano solo gli anziani, i soggetti più fragili. Anche perché è vero che la prima vittima, Lino Mazzola, aveva 94 anni: «Ma fino al giorno prima - racconta la vicina del pianterreno - andava fischiettando in giro in bicicletta.

Venerdì lo hanno portato via in barella, e il giorno dopo era morto».

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