Elezioni Politiche 2018

Gli epurati: "Metodo Di Maio Esclusi i candidati scomodi"

Fine parlamentarie, ricorsi in vista. Il sospetto: in lizza solo «predestinati» e nullità, come per il voto sul leader

Gli epurati: "Metodo Di Maio Esclusi i candidati scomodi"

Fuori il medico anestesista con il master, dentro la disoccupata. Fuori l'insegnante attivista, dentro l'avvocato vicino al Pd e lo stripper che ringrazia pubblicamente Di Maio «per aver creduto in me» con un post sulla pagina Facebook con il nome d'arte «Costantino Strapmen» che sta facendo il giro del web: «Non è stato facile superare il filtro di qualità. Io lo dico sempre nelle mie esibizioni nei locali il talento prima o poi esce fuori». Soprattutto fuori attivisti storici, dentro «impresentabili», per il vecchio codice grillino, e anche chi non ha presentato la candidatura in regola.

Dopo lo sgomento e la rabbia iniziali, la truppa inferocita degli epurati dalle parlamentarie grilline comincia a scorgere un disegno nella strabica «selezione all'ingresso» delle Parlamentarie, calata dall'alto con un sistema più che opaco, proprio misterioso: a fare selezione dovrebbero essere dei garanti locali, ma non è chiaro chi siano, i candidati hanno dovuto presentare certificati, compreso quello penale, ma qualcuno sulla pagina Facebook «Parlamentarie #annullatetutto», racconta che i suoi certificati non sono mai arrivati a destinazione. Pure sul «filtro di qualità» è polemica, visto che criteri e motivazioni restano nelle segrete stanze della Casaleggio.

Il sistema inoltre prevedeva la possibilità di segnalare ai gestori della piattaforma Rousseau la presenza di infiltrati o persone inidonee, e questo ha scatenato un'ondata di sospetti e diffidenza. Tra i criteri che pare siano stati adottati, ci sarebbe anche l'essersi espressi sui social network attraverso il turpiloquio. Il che può anche avere un senso per un Movimento che punta al governo, ma è facile che abbia spiazzato chi ricorda il battesimo grillino con il «Vaffa Day».

I big pentastellati difendono la consultazione, come il candidato governatore sconfitto in Sicilia, Giancarlo Cancelleri, che parla di «fake news dei giornali» e difende pure gli ingolfamenti del sistema di voto: «Se alle primarie del Pd c'è la fila ai gazebo allora è stato un successo di democrazia e partecipazione, se invece la fila è virtuale ed è del Movimento, allora per i giornali diventa un flop, il caos». L'M5s tira dritto e stamattina Di Maio, con Grillo e Casaleggio, depositeranno il simbolo al Viminale e domenica saranno annunciate le liste. Resta la minaccia dei ricorsi, ventialti da molti, incluso il presidente del Codacons Carlo Rienzi.

Ma soprattutto c'è il sospetto coltivato dagli esclusi: un disegno volto a decidere dall'alto chi doveva vincere, escludendo i candidati scomodi che avrebbero potuto togliere voti ai «predestinati», per includere invece personaggi come lo spogliarellista foggiano che non costituiscono una minaccia. Un modello che, sospettano gli epurati, ricalca perfettamente quello che ha portato alla nomina a capo politico di Luigi Di Maio che, in effetti, non ha avuto contro nessuno dei nomi illustri del Movimento.

Così a Padova si dice sorpresa dall'esclusione Maria Elena Martinez, 40enne anestesista con tanto di laurea e master: «Alle primarie on line per la Regione -ha spiegato al Corriere del Veneto- avevo raccolto più preferenze del consigliere regionale Jacopo Berti». A Roma è rimasto fuori una celebrità grillina come il vignettista Marione. In Calabria gli epurati hanno postato un video in cui chiedono a Beppe Grillo di annullare il voto. E in Puglia la rivolta è già di massa: ad Altamura si è tenuta una riunione e i ribelli si stanno organizzando. A Foggia puntano il dito contro le consigliere regionali del Movimento che ritengono responsabili di aver pilotato il voto, la coordinatrice Antonella Laricchia, che da curriculum risulta laureanda in Architettura all'etàdi 32 anni, e Rosa Barone, pasdaran anti vitalizi accusata dai duri e puri di avere in famiglia il vitalizio dello zio Antonio Pepe, ex presidente della provincia di Foggia.

La conclusione amara: la democrazia diretta è stata etero diretta.

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