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Era al mare in malattia: licenziamento annullato

L'uomo aveva un problema al ginocchio. I giudici: «Legittima una misurata attività fisica»

Era al mare in malattia: licenziamento annullato

La Cassazione non può che ribadire il principio costituzionale secondo cui il lavoro è «elemento fondamentale dell'esistenza», nonché «fondante» della nostra Repubblica. Legittimare un licenziamento è perciò decisione assai delicata. Tanto che la Suprema corte ratifica la «perdita del posto» solo in casi di «eccezionale gravità». E tra questi non figura il dipendente che «assente per malattia dopo una distorsione al ginocchio» venga poi sorpreso dall'azienda a «passeggiare in riva al mare» e addirittura a «nuotare in mare».

Una scena che ricorda un po' il Fantozzi che, per sfruttare un biglietto gratis al circo, si dà malato in ufficio, venendo però puntualmente beccato dal direttore mentre assiste allo spettacolo. Ma mentre per il povero «ragionier Ugo» le conseguenze della furbata sono nefaste, per un impiegato campano si è aperta non solo la porta della riassunzione, ma pure il portone del risarcimento danni.

I dettagli tecnici sono spiegati dal sito cassazione.net, che sta alla giurisprudenza come Facebook sta al social. Scopriamo così che l'uomo fu indotto a tale comportamento (solo apparentemente disdicevole) non dal suo «fannullonismo», bensì dal «medico curante» che gli «suggerì di uscire di casa, anche per andare al mare». I giudici hanno quindi completamente recepito la linea difensiva del lavoratore dando torto al datore di lavoro, condannato a riprendersi in organico non solo il malato balneare, ma pure a riconoscergli gli stipendi non corrisposti duranti il periodo di licenziamento fuorilegge.

«Fuorilegge» in quanto «spetta all'azienda provare che il lavoratore è venuto meno agli obblighi di buona fede e correttezza durante il periodo di inabilità temporanea». Circostanza che l'azienda non è riuscita a provare. Anzi, i tre gradi di giudizio hanno accertato esattamente l'opposto: e cioè che l'uomo sulla spiaggia e tra le onde ha sviluppato solo una «misurata e moderata attività fisica utile al recupero della sua patologia».

In passato la stessa Cassazione si era pronunciata sullo stesso tema, spiegando che «il lavoratore in malattia può uscire di casa anche durante le fasce di reperibilità, se così prescritto o consigliato dal medico curante. L'importante è che il dipendente possa dimostrare di non svolgere, nel periodo di malattia, altri lavori». E pure su quest'ultimo aspetto bisogna muoversi con cautela, considerato che sempre la Suprema corte ha sancito come «il secondo lavoro anche in malattia è compatibile durante l'assenza a condizione che non pregiudichi la pronta guarigione». A questo punto buona convalescenza a tutti.

Ma attenti a non esagerare col «doppio lavoro», le «passeggiate in spiagge» e i «tuffi in mare».

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