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Estate amara per la Camusso: dalla fine dell'anno la Cgil ha già perso 700mila iscritti

Tracollo nel numero delle tessere del sindacato rosso: incapaci di rappresentare giovani e precari, non rinunciano a chiedere ancora più "investimenti pubblici"

Estate amara per la Camusso: dalla fine dell'anno la Cgil ha già perso 700mila iscritti

Settecentomila tessere bruciate in poco meno di otto mesi. Settecentomila iscritti spariti dalla fine del 2014: è questo il drammatico bilancio che emerge da un rapporto interno alla Cgil rilanciato oggi da La Repubblica.

Il sindacato di riferimento della sinistra italiana perde il 13 per cento dei suoi 5,6 di iscritti: esattamente 723.969 unità da inizio gennaio. I numeri precipitano in tutte le categorie: dal commercio (-24%) agli edili /(-21.4%), dall'agricoltura (-20,6%) ai metalmeccanici della Fiom (-12,5%). Dai piani alti del sindacato guidato da Susanna Camusso provano a gettare acqua sul fuoco, spiegando che "si tratta di numeri parziali" e che i conti andranno fatti a ottobre.

Rispetto allo stesso periodo del 2014, però, il saldo negativo è di 110.917 iscritti - cifra che sale a 220.891 se il raffronto viene fatto con il 2013.

Tra i fattori decisivi nella crisi del sindacato rosso c'è sicuramente l'incapacità di dialogare con i giovani e meno giovani protagonisti del precariato: un fenomeno che si riflette nell'accresciuto peso della categoria dei pensionati nelle dinamiche interne al sindacato. Proprio per porre un freno a questa emorragia è in programma una "Conferenza di organizzazione", prevista per il 17 e 18 ottobre prossimi a Roma, in cui verrà tracciato un bilancio e si proverà a trovare nuove soluzioni per tornare ad rappresentare i lavoratori.

"Stiamo vivendo profondi mutamenti nella società e non possiamo rimanere quelli di sempre - spiega Nino Baseotto, della segreteria - Le persone tutelate dal contratto nazionale sono sempre di meno e diventa vitale rivolgerci a tutti gli altri."

La ricetta proposta, però, è quella tradizionale della sinistra: maggiore spesa pubblica. "La sfida vera è cambiare paradigma: da 20 anni si parla di flessibilità e deregolamentazione per creare lavoro. È vero il contrario. Servono investimenti pubblici, semmai". Come a dire: se il mercato del lavoro è in crisi è colpa dei governi, la fuga dei lavoratori dal sindacato è solo un effetto collaterale.

Landini e Camusso per ora tacciono.

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