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Etruria, le lettere ai clienti inviate prima del crac

Nelle missive si invitavano i clienti a passare in filiale per cambiare il conto da basso ad alto rischio. Ma era impossibile vendere

Etruria, le lettere ai clienti inviate prima del crac

"Gentile cliente (...) il suo portafoglio risulta non adeguato al suo livello di conoscenza ed esperienza finanziaria, alla sua situazione finanziaria e ai suoi obiettivi di investimento". Poi l'invito alla filiale "per verificare la coerenza delle informazioni" fornite con il questionario Mifid sulla propensione al rischio e per valutare "eventuali interventi sul suo portafoglio". È il contenuto di alcune lettere, riportato dal Corriere della Sera, inviate ai clienti della Banca Etruria poco prima del crac.

Probabilmente, questa missiva l'ha ricevuta anche Luigino, il pensionato di Civitavecchia suicidatosi dopo aver perso tutti i suoi risparmi. "Tutto è cominciato a giugno - ha raccontato la moglie al Corriere - quando la banca convocò mio marito, spiegandogli che il suo profilo non era più adeguato al suo investimento... lo convinsero a passare da un profilo a “basso rischio” ad uno ad “alto rischio”. Gli hanno fatto mettere un sacco di firme su un sacco di fogli".

Una sorta di espediente per evitare grane giudiziarie? Difficile dirlo con certezza. Fatto sta che per i contribuenti cambiava poco.

"Una signora di Grosseto, ricevuta la comunicazione si è presentata all’appuntamento in filiale con le sue famigerate obbligazioni. "Voleva venderle - racconta l’avvocato Marco Festelli della Confconsumatori Toscana che ha raccolto ampia documentazione - ma le hanno detto che non c’è mercato, comunque di stare tranquilla. Ora sono azzerate.

Forse per la banca quelle lettere erano un modo per scongiurare future responsabilità".

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