Politica

Eurogruppo d'emergenza al capezzale della crisi

Cambia l'agenda dei lavori, la Grecia torna alla sbarra E i falchi tedeschi insistono su un unico «guardiano» del Tesoro

Eurogruppo d'emergenza al capezzale della crisi

La crisi torna a fare paura all'Europa che domani porta l'emergenza all'Eurogruppo. Ieri i ministri degli Esteri dei sei Paesi fondatori dell'Ue erano a Roma per discutere delle «future direzioni» dell'Europa. Secondo l'interpretazione del dicastero italiano guidato da Paolo Gentiloni, l'obiettivo è la riscrittura dei trattati, che corrispondono alla costituzione dell'Unione. Completare il lavoro dei padri fondatori, sempre secondo la lettura ottimistico-renziana circolata nei giorni scorsi. Il problema è che il baricentro della politica europea ieri non era a Roma. Semmai a Parigi, dove si è tenuto il summit economico franco tedesco. Premessa di possibili sviluppi che potrebbero portare l'Ue lontana dall'idea dei fondatori e più vicina a quella di Wolfgang Schaeuble, con un unico ministro delle finanze europeo, l'eurotassa e magari senza Grecia. In Europa, insomma, la crisi sta favorendo i falchi. Quanto riusciranno a condizionare le politiche europee si vedrà appunto all'Eurogruppo. L'agenda è già stata modificata secondo priorità molto tedesche. È scomparso il tema dell'assicurazione comune europea sui depositi bancari. Presentato in novembre dalla Commissione e bloccato da Berlino. Ci sarà però un processo alla Grecia, accusata di non avere applicato il memorandum. In particolare di non avere rispettato i patti sulla riforma delle pensioni. Poi il ritardo nelle privatizzazioni e la presenza della politica nell'amministrazione pubblica. Si parlerà in generale di banche, dell'andamento delle borse e delle previsioni economiche della Commissione europee. Non si parlerà di governance dell'Europa, tema che invece è stato affrontato ieri dal ministro delle finanze tedesco e dall'omologo francese Michel Sapin. I due governi vogliono introdurre limiti al contante come misura per la sicurezza. Nessuna dichiarazione ufficiale sull'idea di un unico ministro delle Finanze. I governatori di Bundesbank e della Banca di Francia nei giorni scorsi hanno parlato di un «Tesoro unico». Tra le motivazioni, il fatto che la Banca centrale europea di Mario Draghi non è riuscita a fare risalire l'inflazione. Lo stesso presidente della Bce è d'accordo, ma il ministro europeo potrebbe diventare un contraltare alle sue politiche. Nelle visione tedesca l'idea è quella di un unico responsabile dei bilanci, con poteri sugli Stati membri. Ma non eletto, come ha precisato al sito Eunews l'ambasciatrice tedesca Susanne Wasum-Rainer, che vede il superministro Ue e «una tassa comune» come interessi centrali della Germania. Il riferimento è alla controproposta italiana, formulata già da qualche mese. Giusto insediare un ministro, ma deve essere votato. Non è tanto un problema di legittimazione democratica, quanto di reciprocità. Facile che in un contesto del genere il ministro finisca per essere garante di interessi nazionali dei Paesi più influenti in Europa, Germania e Francia. Scenario che non può piacere all'Italia. Ma che preoccupa qualcuno anche a Bruxelles. Ad esempio la Commissione europea. Ieri dalle istituzioni Ue arrivavano inviti alla cautela. Un ministro unico delle Finanze dell'Eurozona potrà avere solo un ruolo «simbolico». Impossibile a normativa vigente affidargli responsabilità reali. «I presenti trattati lasciano spazi limitati nella modifica della governance della zona Euro». Quindi sarebbe necessario «andare più a fondo nella questione giuridica». In altre parole modifiche radicali dei trattati europei. Un processo lungo.

A meno che la Germania non decida di accelerare e imporre un cambiamento dei trattati.

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