Politica

Europa contro Putin: fa propaganda come l'Isis

L'accusa: «Finanzia i partiti anti Ue». Il paragone con i terroristi e l'alt all'adesione turca

Fausto Biloslavo

Il Parlamento europeo in sole 48 ore sta riuscendo nell'impresa di far esplodere ancor più la tensione con Mosca e Ankara. Ieri ha dato il via libera ad una risoluzione che mette sullo stesso piano la propaganda russa e quella dei terroristi islamici. Oggi si appresta a votare la richiesta di congelamento dell'adesione della Turchia alla Ue per la repressione anti-golpe. Forse doveva pensarci prima. Il bello è che sono prese di posizione senza alcun effetto reale avendo al massimo un potere consultivo. Si tratta, in pratica, di raccomandazioni dei peones di Strasburgo, che però rischiano di scatenare putiferi internazionali.

Non a caso il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha dato fiato alle trombe ancora prima del voto per lo stop ad Ankara nel tortuoso cammino verso Bruxelles. «Voglio dire in anticipo - ha dichiarato ieri il «sultano» moderno - che questo voto non ha alcun valore, qualunque sia il risultato finale». E poi ha aggiunto che «se l'Occidente ti chiama dittatore ai miei occhi è una buona cosa».

Oggi il parlamento europeo dovrebbe votare una risoluzione che «congeli i negoziati di adesione (della Turchia) all'Unione europea» ha annunciato Manfred Weber, che guida i Popolari di centro destra, la formazione più forte nel parlamento di Strasburgo. Gianni Pittella del gruppo socialista gli ha fatto eco: «Non ci sono le condizioni per andare avanti». E pure i liberali di Guy Verhofstadt vogliono «sospendere il negoziato con la Turchia». Il motivo principale è la dura repressione, che ha preso spunto dal fallito golpe di luglio, per assoggettare definitivamente il Paese e ai voleri del padre-padrone Erdogan. Le relazioni con la Turchia erano già al calor bianco per lo stallo nell'accordo di liberalizzazione dei visti. Federica Mogherini, ministro degli Esteri della Ue, si è schierata contro la risoluzione, che comunque è solo consultiva, temendo che salti l'accordo con Ankara sui profughi siriani. L' «invasione» lungo la rotta balcanica è stata tamponata, ma potrebbe riaprirsi a fine anno, quando i nodi dell'accordo, compresi i 6 miliardi di euro garantiti ad Ankara, verranno al pettine.

Il Parlamento europeo ha gettato ieri ulteriore benzina sul fuoco nei già complicati rapporti con Mosca votando una risoluzione, che pone sullo stesso piano la propaganda russa e quella dello Stato islamico. Il testo è stato approvato con 304 voti a favore, 179 contrari e 208 astensioni.

Nella risoluzione l'Europarlamento accusa il Cremlino di finanziare una macchina della propaganda che «distorce la verità, crea paura, provoca dubbi e divide l'Unione europea». Gli eurodeputati sottolineano che «il governo russo sta impiegando un'ampia gamma di strumenti, come i think tanks, le emittenti televisive in più lingue (ad esempio Russia Today), pseudo agenzie di stampa e servizi multimediali (come Sputnik), social media e i troll sul web, per sfidare i valori democratici, dividere l'Europa, raccogliere sostegno interno e creare la percezione del fallimenti degli stati nel vicinato orientale dell'Ue».

Non è un segreto che Mosca stia combattendo una «guerra» dell'informazione, ma nel testo viene posto, incredibilmente sullo stesso piano, il sistema propagandistico russo a quello dello Stato islamico e di altre forze terroriste come al Qaida. Subito dopo il capitolo che serve a «riconoscere e mettere a nudo la guerra di disinformazione e propaganda della Russia» si legge come «capire e affrontare la guerra dell'informazione e i metodi di radicalizzazione dell'Isis/Daesh».

La reazione del presidente russo Vladimir Putin non si è fatta attendere:«Stiamo assistendo al degrado politico delle idee democratiche della società occidentale».

Il bersaglio principale di Strasburgo è il Cremlino di fatto paragonato alle formazioni del terrore e accusato di elargire finanziamenti «a sostegno degli estremismi». Eugen Freund, relatore ombra del rapporto anti-Putin ha dichiarato che il partito francese di destra «Front national non esisterebbe senza la Russia». La sua leader Marine Le Pen, candidata alle presidenziali in Francia, è membro del Parlamento europeo. Gli esponenti italiani del centrodestra hanno votato contro, come i grillini o si sono astenuti.

La minoranza considera «irresponsabile porre uno Stato come la Russia allo stesso livello di minaccia del Daesh».

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