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Gli europeisti contro gli scettici Faida tra i due partiti dentro il Pd

Renzi sempre più critico con l'Unione mentre Padoan è sempre più allineato. E Orlando si schiera col ministro

Gli europeisti contro gli scettici Faida tra i due partiti dentro il Pd

Roma - Toni sempre meno diplomatici e schieramenti sempre più chiari. Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e l'ex premier Matteo Renzi non sono mai andati d'accordo. Nei cassetti dell'economista prestato da tre anni al dicastero di via XX settembre ci sono ancora le dimissioni più volte trapelate e sempre smentite. Tutte risalenti al precedente esecutivo. Ora la linea è diversa e, nonostante lui rivendichi la continuità con il precedente esecutivo, Padoan ha scelto un ruolo ben preciso: resistere per rappresentare da una parte la linea europea in Italia e dall'altra rassicurare Bruxelles sulle intenzioni della sinistra più tradizionale. Quella non renziana.

Sempre più spesso le sue uscite sono in sintonia con quelle dei vertici di Bruxelles. Concetti quasi fotocopia rispetto, ad esempio, a quelli espressi da Mario Buti, direttore generale degli Affari economici. Aderenti al cento per cento con le raccomandazioni paese della Commissione europea. La richiesta di lasciare aumentare l'Iva per ridurre il cuneo fiscale è farina del sacco di palazzo Berlaymont, così come il ritorno sulla riforma del catasto o la revisione delle agevolazioni fiscali. Su tutti questi temi Padoan è d'accordo e Matteo Renzi, insieme alla maggioranza del Pd, contrario.

Questioni atecniche, destinate a diventare la trincea dello scontro politico nella maggioranza e nel Pd da qui alla fine della legislatura.

Perché se fino a pochi giorni fa la difesa dell'Europa era una linea confinata ai tecnici italiani, ora è diventa anche quella di una parte del Pd. Paradossalmente quella più di sinistra, che fa capo ad Andrea Orlando. Il ministro della giustizia da qualche giorno ha preso di mira la linea dura di Renzi sulle richiesta europee. «Nelle parole di Renzi sull'Ue c'è un'ambiguità pericolosa». Parole che rischiano di essere «confuse con quelle degli euroscettici». A ruota altri esponenti della sinistra interna del partito si sono fatti portatori di messaggi ultra europeisti.

Su questo terreno la sinistra di Orlando non la pensa in modo molto diverso dagli scissionisti di Mdp. Il movimento dei bersaniani incalza il governo sui temi sociali, ma è pronto ad accettare le indicazioni europee. Magari spingendo su quelle più hard, come un'altra patrimoniale. Dall'altra parte c'è lo stesso Renzi, che continua a prendersela con i burocrati Ue e vuole mettere mano al prossimo budget dell'Unione per penalizzare i paesi dell'Est. Poi la politica di rigore. Per dirla con il ministro renziano dell'Agricolura Maurizio Martina, «giusto superare il fiscal compact».

Il ministro Padoan, che si tiene per il momento lontano dalla politica, appartiene a pieno titolo al primo gruppo. Per provenienza. È stato consulente di Massimo D'Alema, apprezzato da Enrico Letta. Ma anche per convinzione. Durante la presentazione del Def ha spiegato che per la crescita fa più male un taglio della spesa pubblica di un aumento delle entrate fiscali.

Un'idea legittima, ma per niente neutra.

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