Cronache

Evasori per necessità: dichiarano e non pagano

La Corte dei conti denuncia il boom di imposte rimaste sulla carta: +38,7% in un lustro

Evasori per necessità: dichiarano e non pagano

Roma - Evasori alla luce del sole. Anzi, di più. Sono in aumento costante i contribuenti che dichiarano al fisco ma poi non procedono con i versamenti. Per (relativa) furbizia, come sottolinea la Corte dei Conti che definisce il fenomeno «una modalità di arricchimento illecito», ma anche per gli effetti della crisi che alleggerisce conti in banca e tasche degli italiani. Il dato del 2014 è impressionante. Quasi 15 miliardi di euro dichiarati al fisco ma rimasti, appunto, sulla carta, relativi a quasi tre milioni di posizioni fiscali e circa «un milione e mezzo di contribuenti», secondo le stime della magistratura contabile. Il boom segna un'impennata dell'evasione «solare» pari al 38,7 per cento in appena cinque anni (nel 2009 erano «appena» 10,7 i miliardi di euro dichiarati e non versati). Al netto di chi agisce con dolo, sembrerebbe insomma che molti abbiano i soldi per affidare al commercialista la propria dichiarazione dei redditi, ma che - finito il lavoro del professionista contabile - non abbiano il denaro per mettersi in regola con tasse e tributi.

E che c'entri la crisi, probabilmente, lo conferma anche un altro dato, quello delle ritenute fiscali. Trattenute, per esempio, dall'imprenditore al dipendente, ma mai versate al fisco. Nel 2009 «pesavano» sull'evasione totale del «dichiarato non versato» per 2,343 miliardi di euro. Cinque anni dopo il valore è più che raddoppiato, arrivando a quota 4,918 miliardi, in aumento del 109 per cento in un lustro. E in forte crescita anche rispetto all'anno precedente, visto che nel 2013 l'importo di quanto trattenuto ma non versato si era attestato a 3,164 miliardi di euro. Anche qui ci saranno i «furbi», ma il dato sembra anche indicare che, per qualcuno, il ruolo di sostituto d'imposta diventa l'unico modo di autofinanziare un'attività imprenditoriale, utilizzando quei fondi, destinati allo Stato, per pagare gli stipendi o investire nell'azienda, invece di versare al fisco.

Tornando ai contribuenti che si «dimenticano» della dichiarazione dei redditi dopo averla presentata, i dati della Corte dei Conti parlano di quasi 3 miliardi di euro di evasione «autodichiarata». Nel 2009, sommando Iva, imposte e ritenute, il totale era di 2,325 milioni di euro, e anche qui in un quinquennio l'aumento è stato rilevante, con un più 26,9 per cento e un valore assoluto nel 2014 di 2,947 milioni.

Per la maggior parte dei tre milioni di posizioni fiscali, l'importo dichiarato e poi evaso è molto basso, inferiore a 5000 euro nell'80 per cento dei casi. Il grosso dell'evasione è comunque concentrato in pochi contribuenti: ce ne sono 360 che «pesano» sul 12 per cento del totale mai versato, ossia 1,8 miliardi di euro, pari a una media pro capite di 5 milioni di euro. Di certo, per la Corte dei Conti, nella lotta all'evasione toccherebbe partire proprio da qui, visto che le somme sono pure già dichiarate.

Servirebbero, suggeriscono i magistrati contabili, «oltre alla massima efficacia e incisività dell'azione di recupero dei tributi non spontaneamente versati, nuove strategie finalizzate a salvaguardare meglio gli interessi dell'erario già nella fase dell'adempimento spontaneo».

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