Cronache

Evitata la seconda ondata di cyberattacchi. Microsoft contro il governo: non ha vigilato

Primi bilanci del venerdì nero: Cina la più colpita, 200mila pc paralizzati

Evitata la seconda ondata di cyberattacchi. Microsoft contro il governo: non ha vigilato

Non si è verificata la temuta «seconda ondata del lunedì» di cyberattacchi, che avrebbe dovuto fare il paio con quella di venerdì scorso che ha visto infettati da misteriosi gruppi di hacker organizzati centinaia di migliaia di computer in circa 150 Paesi del mondo. Grazie agli aggiornamenti sugli apparati di sicurezza messi in atto su scala globale, si sono verificate solo poche nuove infezioni da parte del virus «Wannacry», definito dagli esperti un ransomware, ovvero un'infezione mirata a ottenere il pagamento di un riscatto per esserne liberati.

Il virus è dunque in fase di arretramento, dopo aver colpito soprattutto bancomat, istituti di ricerca, ospedali e università. Tra le vittime più recenti i 770 computer di Taipower, una centrale elettrica di Taiwan, che è però riuscita a evitare di dover sospendere la produzione di energia. Nella vicina Repubblica popolare cinese si sono toccati i numeri più alti di computer infettati da Wannacry: almeno 200mila pc appartenenti a oltre 30mila istituzioni, molte delle quali riconducibili al governo. Circa quattromila università e centri di ricerca si sono ritrovati i computer bloccati, mentre la sterminata burocrazia della Cina soffre ai quattro angoli del Paese più popoloso del mondo l'impossibilità di scorrere le pagine relative a milioni di persone, con le complesse conseguenze che è facile immaginare.

Negli Stati Uniti, invece, le polemiche divampano. Brad Smith, direttore generale di Microsoft, ha criticato duramente il governo e la sua comunità di intelligence per non esser stati in grado di impedire l'ondata di cyberattacchi, che negli Stati Uniti ha avuto tra le sue vittime i sistemi operativi della celebre azienda di hi-tech. Smith ha ricordato che Wannacry ha le sue origini in un codice rubato alla National Security Agency (Nsa) e lo ha paragonato all'ipotetico furto di missili Tomahawk alle forze armate nazionali. Gli arsenali informatici - ha detto Smith - dovrebbero essere trattati con la stessa cautela riservata ad altri armamenti letali.

Sembra infine che finora solo in qualche centinaio di casi siano stati effettivamente pagati i riscatti richiesti dagli hacker per sbloccare i computer infettati dal virus Wannacry. Le pretese dei cybercriminali andavano da un minimo di 190 dollari a una media di 300 fino a un massimo di 600 dollari, da saldare in bitcoin, la cosiddetta cryptovaluta che in queste ore - complice probabilmente questa inquietante vicenda - ha visto crescere notevolmente la sua quotazione.

Secondo fonti americane, al momento il bottino complessivamente raccolto dagli hacker supera di poco i 50mila dollari.

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