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Ex del Mossad contro Netanyahu: "Ha sbagliato"

Ex del Mossad contro Netanyahu: "Ha sbagliato"

Roberto Fabbri

Non si placano le polemiche scatenate dallo show televisivo in diretta con cui il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha denunciato l'inaffidabilità dell'Iran in tema di programmi nucleari. Dopo le violente reazioni verbali del regime di Teheran («infame bugiardo», «affermazioni infantili») e le minacce in vista della scadenza del 12 maggio quando Donald Trump dovrà decidere di fatto se restare nell'intesa firmata nel 2015 da Barack Obama («basta con le cospirazioni israeliane e dei suoi sostenitori o la nostra reazione sarà sorprendente e li farà pentire»), le voci critiche si diffondono anche in Israele nel campo dell'opposizione al governo di Netanyahu.

Le affermazioni più forti sono venute da due ex capi del Mossad, il servizio segreto israeliano autore del colpo di mano con cui si è impadronito dei segreti del programma atomico degli ayatollah. Il primo, Danny Yatom, è un ex deputato laburista: «Lo show del premier non dimostra alcuna violazione nell'accordo tra l'Iran e le potenze mondiali - afferma -. L'operazione con cui il Mossad ha recuperato il materiale a Teheran è stata fantastica e ci inorgoglisce, ma si tratta di materiale antecedente al 2015, non c'è niente di nuovo. E anche se questo aiuterà il mondo a capire che gli iraniani mentono e ingannano in continuazione, penso che gli Stati Uniti non dovrebbero uscire dall'intesa bensì cercare di migliorarla dall'interno, aggiungendovi l'intera questione dei missili».

Il suo ex collega Ram Ben-Barak, che milita nel partito laico e centrista di opposizione Yesh-Atid, è stato anche più duro: «Ritengo che l'assoluta maggioranza degli ufficiali militari e dell'intelligence fossero contrari a quella presentazione - ha detto -. Qual era il punto, a parte l'orgoglio nazionale, di questa drammatica dimostrazione?». Ben-Barak riecheggia le affermazioni del capo del suo partito, Yair Lapid, che accusa Netanyahu di «aver commesso un errore professionale gettando la comunità d'intelligence israeliana nello choc».

La denuncia di Netanyahu continua a provocare ricadute anche livello internazionale. Il Marocco, Paese musulmano sunnita con una tradizione di tolleranza verso gli ebrei e di buoni rapporti con Israele, ha annunciato di aver rotto le relazioni diplomatiche con l'Iran: Rabat afferma di avere prove sicure che rifornisce di armi, attraverso le milizie sciite libanesi di Hezbollah, il Fronte Polisario che combatte per l'indipendenza del Sahara Occidentale occupato dal Marocco.

É infine passato quasi inosservato il voto del Parlamento israeliano con cui il premier e il ministro della Difesa sono autorizzati «a dichiarare guerra in circostanze estreme».

Che forse a Gerusalemme non considerano tanto remote.

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