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Fa sei figli per evitare l'espulsione

Il trucco di un marocchino condannato per spaccio. E Zaia protesta col governo

Fa sei figli per evitare l'espulsione

Non si sposa più nessuno. Si sposano solo gli immigrati e fanno pure figli. Tra un po' di anni l'Italia diventerà un rimescolamento di figli di marocchini, bengalesi, senegalesi che come tanti puntini sovrasteranno gli italiani che di figli non ne fanno. Il punto è che proliferare per gli immigrati è conveniente. A Treviso, nel centro di accoglienza dell'ex caserma Serena, sono già cinque i bimbi nati l'anno scorso e altre quattro profughe ora sono in dolce attesa. Questo consente loro di «guadagnarsi» il diritto alla permanenza. E il caso del padre più prolifico è sempre in terra trevigiana.

Un marocchino di 50 anni, che per evitare il rimpatrio, di figli ne ha fatti ben sei. Lui, in Italia da decenni con un permesso di lavoro illimitato, anni fa, decide di sposarsi. Con il ricongiungimento fa arrivare in Italia la fidanzata che nel frattempo si trovava in Marocco. I due si sposano e auguri e figli maschi, perché neanche a farlo a posta lui nel 2003 perde il lavoro e si mette a spacciare. Beccato, viene prima arrestato e così perde il permesso di soggiorno. In base alla legge avrebbe dovuto lasciare il Paese e invece con la moglie si è messo a procreare. Ben sei figli, di cui il più grande ha 18 anni, nato quindi prima che lui perdesse l'impiego, ma il più piccolo ha appena un mese e c'è il sospetto che siano stati messi al mondo per assicurare allo spacciatore il diritto a rimanere in Italia.

Infatti, dopo il primo ricorso contro il foglio di via per assistenza al minore, ottiene una proroga, poi arriva la seconda gravidanza e lui riesce a rimanere grazie a un permesso per le cure mediche alla moglie incinta. Insomma il super babbo marocchino spacciatore ha capito che l'assistenza a moglie e figli blocca l'iter dell'espulsione e, infatti, lui è ancora qui. Oggi i figli hanno tutti i diritti acquisiti di assistenza medica.

Sul punto ieri è intervenuto anche il governatore del Veneto, Luca Zaia. «Tra spese sanitarie non rimborsate dallo Stato ha commentato Zaia nella sua pagina Facebook per prestazioni eseguite, difficoltà e cavilli burocratici, la non gestione del problema immigrazione da parte del governo sta scaricando sui territori il peso dell'assenza di politiche chiare. Noi con la Carta di Genova, le avevamo proposte a partire dai campi di prima accoglienza nel Nord Africa, agli accordi internazionali, fino all'espulsione di chi non ha diritto di restare».

Un problema che sta sfuggendo di mano, per non parlare degli immigrati che, a differenza degli italiani, credono sempre più al matrimonio. A Padova le unioni sull'altare, negli ultimi cinque anni sono diminuite quasi del 50%. Anche i riti civili sono scesi. Quelle che sono aumentate sono le nozze degli stranieri e i figli di questi.

Il tasso di natalità dal 2005 al 2015 è il triplo di quello dei padovani.

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