Politica

Facebook censura una bambina nuda anche se è un'icona contro la follia bellica

In Norvegia oscurata pagina che aveva postato la celebre «napalm girl»

di Andrea Cuomo

L a bambina del napalm? È una icona fotografica contro la follia della guerra e dell'uomo. Però è anche una ragazzina nuda. E quindi non può finire su Facebook.

Proprio così. Il caso è scoppiato in Norvegia,dove lo scrittore Tom Egeland ha postato sul social network la foto storica che mostra una bambina di 9 anni, Kim Phuc, che corre disperata con la pelle irritata dal napalm dopo che il suo villaggio in Vietnam è stato bombardato dagli americani. Uno scatto realizzato dal fotoreporter dell'Associated Press Nick Ut nel 1972, che per esso vinse anche il premio Pulitzer. Lo trovate anche nei libri di testo delle scuole e immancabilmente in tutti i volumi patinati che raccontano la storia del Novecento attraverso le foto culto. Ma Egeland, che con essa aveva postato altre sei immagini rappresentative della crudeltà bellica per stimolare un dibattito sul social network, si è visto sospendere il profilo dai censori al soldo di Mark Zuckerberg. In Norvegia, paese libertario in massimo grado, la notizia ha fatto scandalo e molte persone, note o meno, hanno iniziato a postare la stessa foto per solidarietà con Egeland e per segnalare l'assurdità della policy di facebook. In particolare il principale quotidiano di Oslo, Aftenposten, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook l'immagine della bambina, rifiutandosi di obbedire all'ordine dei moderatori del social network di rimuoverla immediatamente. Il direttore del quotidiano, Espen Egil Hansen, ha pubblicato la fotografia con il logo azzurro di facebook a coprire le parti intime della piccola, chiedendo: «Così va bene?». «Ascolta Mark - scrive Hansen in una lettera aperta indirizzata a Zuckerberg - questa è una cosa seria. Prima fate regole che non distinguono fra la pedopornografia e poi censurate anche la critica e il dibattito e castigate chi osa criticare». Nella querelle si è inserita anche la premier norvegese Erna Solberg secondo cui «Facebook commette un errore censurando una foto così. Parliamo di una immagine che ha contribuito alla storia universale, l'immagine di una bambina terrorizzata che fugge dalla guerra». Solberg elogia l'idea di evitare di diffondere contenuti e immagini violenti, purché questo non porti a «limitare la libertà di espressione» in modo così palese e ridicolo.

E Zuckerberg? Lui tace, ma un suo portavoce un po' imbarazzato riconosce come l'immagine bannata «sia un'icona», ma del resto «risulta difficile distinguere in quale caso sia opportuno permettere la pubblicazione di una foto di un bambino nudo. Cerchiamo di trovare il giusto equilibrio tra permettere alle persone di esprimersi e garantire alla community globale un'esperienza che sia sicura e rispettosa». «Le nostre soluzioni non saranno sempre perfette - taglia corto l'esponente del social network - ma continueremo a cercare di migliorare le nostre policy e il modo in cui le applichiamo».

In passato hanno fatto discutere altre scelte dei moderatori di Facebook, che hanno spesso chiuso un occhio su commenti odiosi, razzisti e su bestemmie, censurando invece immagini artistiche come il David di Michelangelo, tenere come quelle di donne che allattano al seno il proprio figlio o addirittura fake come quelle di una bella ragazza in uan vasca da bagno i cui gomiti sembrano due seni.

Un evidente gioco ma sufficiente per irritare quello strano purtitano di Zuckerberg.

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