Cronache

Facebook? Sarà a pagamento: "Raccolti dati sui non iscritti"

Zuckerberg ai deputati del Congresso: "Lo facciamo per sicurezza. Anche il mio profilo è stato violato"

Facebook? Sarà a pagamento: "Raccolti dati sui non iscritti"

Dopo la maratona in Senato, dove è stato messo sotto torchio per oltre cinque ore, Mark Zuckerberg torna a Capitol Hill per la seconda audizione pubblica alla commissione Energia e Commercio della Camera. Le promesse del 33enne Ceo di Facebook di fare di più per proteggere la privacy degli utenti non hanno del tutto soddisfatto i senatori, che intendono prendere in considerazione misure per creare regole standard. «Lo status quo non funziona più, il Congresso deve stabilire se e come dobbiamo migliorare gli standard sulla privacy», afferma il presidente della Commissione Giustizia del Senato, Chuck Grassley.

Ai deputati il numero uno del colosso di Menlo Park ribadisce il suo mea culpa punto per punto: identica ammissione di responsabilità e identica promessa di migliorare, per evitare che si ripeta quanto accaduto con lo scandalo di Cambridge Analytica, che ha coinvolto 87 milioni di utenti. «Ho avviato Facebook, lo gestisco e sono responsabile di ciò che accade al suo interno», dice, in quello che è diventato il suo mantra. «Ci vorrà del tempo per elaborare tutti i cambiamenti che dobbiamo apportare, ma mi impegno a farlo nel modo giusto». I membri della Camera però sono agguerriti: il deputato del New Jersey Frank Pallone entra a gamba tesa e definisce Facebook un'azienda che «aspira i dati ma non riesce a tenerli al sicuro». Poi chiede a Zuckerberg se può impegnarsi a cambiare le impostazioni di tutti gli utenti per rivelare una quantità di dati minima come opzione predefinita. «Sì o no?», domanda, e il Ceo ribatte: è un «problema complesso, merita una risposta con più di una sola parola». E rispondendo alla deputata democratica della California, Anna Esho, rivela che anche i suoi dati sul social network sono fra quelli acquisiti da Cambridge Analytica. Non solo. Zuckeberg ammette anche: «Raccogliamo informazioni su persone non iscritte a Fb per sicurezza», lasciando di stucco il deputato Ben Lujan, del New Mexico. Che replica: «Mi sorprende che non se ne sia parlato molto oggi. Raccogliete dati su persone che non hanno firmato un accordo. Tutto ciò va sistemato».

Si fa nuovamente strada l'idea che sia necessaria una regolamentazione, e lui ammette: «Internet sta diventando sempre più importante nella vita delle persone in tutto il mondo, credo sia inevitabile la necessità di alcune regole, ma bisogna fare attenzione». «Tali regole potrebbero essere facilmente rispettate da una grande azienda come la nostra - continua - ma potrebbero mettere in difficoltà le piccole start up». Quindi spunta una possibile svolta: spiegando ai legislatori il modello commerciale di Facebook di vendere annunci (non dati), Zuckerberg suggerisce infatti che un giorno potrebbe offrire una versione a pagamento del social network, nel quale verrebbero bloccati tutti gli annunci. Intanto un nuovo scossone travolge Cambridge Analytica: Alexander Tayler, subentrato come Ceo ad interim dopo la sospensione del numero uno Alexander Nix, il mese scorso, ha abbandonato la posizione per «tornare al precedente ruolo di chief data officer». E la società britannica ha reso noto un documento in cui fornisce la sua versione dei fatti sul datagate. «Non abbiamo hackerato Facebook né infranto le leggi - spiega - non abbiamo influenzato il referendum sulla Brexit, raccogliamo dati solo con il consenso informato, stiamo conducendo un'indagine indipendente per dimostrare che non possediamo alcun dato, di cui condivideremo i risultati». Poi puntualizza di aver ricevuto le informazioni, su licenza, dalla società di ricerca General Science Research (Gsr), «che le ha ottenute legalmente tramite uno strumento fornito da Facebook», esattamente come hanno fatto «centinaia di aziende di dati», senza raccoglierli o condividerli «illegalmente o in modo inappropriato». Ribadendo, inoltre, che i dati di Gsr non sono stati usati per le presidenziali americane. Per Donald Trump la compagnia ha usato dati pubblici e ha fornito «sondaggi, analisi e marketing digitale», metodi utilizzati per altre campagne elettorali come quelle di Obama e della Clinton.

Mentre sulla talpa Christopher Wylie, precisa che in realtà era un contractor, e «non ha una conoscenza recente dei nostri affari».

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