Famiglie in crisi: spesa giù del 10,4%
10 Marzo 2019 - 06:00Consumi in calo nell'ultimo decennio. Crescono solo le vendite nei centri commerciali
Comunque la si giri non sono buone notizie, almeno secondo gli esperti della Cgia di Mestre che hanno accorpato i dati. Le famiglie italiane, nonostante una leggera ripresa nel 2018, non si sono ancora risollevate dalla grande crisi del 2008. Un eventuale anelito di ottimismo sulla durata della ripresina (+0,7 consumi, +0,7 servizi) sfuma anche per via degli ultimi dati Istat, confermati da Eurostat, che rilevano ancora sfiducia delle famiglie e delle imprese.
Le famiglie consumano molti meno beni rispetto al 2007 (-10,4%) e il dato fa effetto perché non è compensato da una crescita del risparmio, «almeno per quel che riguarda le famiglie di fascia medio bassa», spiega Paolo Zabeo dell'Ufficio Studi Cgia. Tra il 2007 e oggi è anche praticamente raddoppiata la disoccupazione: dal 6 al 10,5%. Una famiglia media di tre persone spende 2.564 euro al mese (2.862 al Nord, 2.042 al Sud) tutto compreso: mutuo, scuola, tasse, sanità, riscaldamento, vestiti, cibo, beni più o meno durevoli.
La nota rosa è l'aumento della spesa in servizi (6,9% in più): anche se lascia pensare a bisogni di assistenza sempre più difficili da soddisfare per via pubblica, c'è anche un cambiamento nel modo di impiegare il denaro: la voce «ricreazione e cultura» è in crescita del 4,6%. I soldi girano più nei centri commerciali che nelle piccole botteghe di vicinato e questo dato contribuisce a ridurre le speranze di ripresa di piccoli e medi imprenditori.
Il crollo della spesa è un cattivo segnale generale perché, ricorda Cgia, «fatto 100 il Pil, i consumi delle famiglie valgono 60». Inoltre, come dicevamo, la crescita di investimenti finanziari non tocca la fascia medio bassa e la difficoltà investe soprattutto le regioni del Sud, in cui le famiglie fanno maggiore fatica persino nelle spese alimentari (-9,9% il dato italiano). Il record negativo tocca ai beni non durevoli (-12,8%), segno che chi acquista preferisce comprare qualcosa che resti. Così, anche se auto, arredamento, elettrodomestici restano in crisi del 5,5% rispetto a dieci anni fa, nel 2018 si assiste a una prima, timida ripresa. Nulla da far gridare di gioia, sostiene Zabeo: «La leggera ripresa rischia di congelarsi nel 2019 anche a causa delle previsioni di crescita negative». C'è anche un'altra grande incognita: «L'aumento delle tasse locali toglie ulteriori disponibilità alle famiglie e da quest'anno gli enti locali possono tornano a mettere mano alle tasse sui servizi». Avendo rimosso con la manovra 2019 il blocco delle aliquote dei tributi locali, è molto probabile che i sindaci tornino ad innalzarle. Secondo alcune stime della Cgia, l'81 per cento degli 8mila Comuni ha i margini per aumentare l'Imu sulle seconde case e l'85% per innalzare l'addizionale Irpef.
Tra crisi e tasse, sempre meno soldi in tasca.