Politica

Farage cannibalizzato resta a bocca asciutta Liberal-democratici e Unionisti con le ossa rotte

Al leader del «Brexit Party» niente seggi. Male la Swinson, il Dup torna marginale

Farage cannibalizzato resta a bocca asciutta Liberal-democratici e Unionisti con le ossa rotte

Londra Non solo Johnson e Corbyn. Le elezioni inglesi sono state molto di più e i partiti che hanno partecipato alla corsa sperando di incidere sostanzialmente sugli equilibri politici del prossimo parlamento sono stati almeno 4. Innanzitutto i liberal-democratici, tra i maggiori delusi dalle urne. Scattati dai blocchi con uno strabiliante 20% alle elezioni europee di maggio, dietro solo al Brexit Party, il partito guidato dalla 39enne Jo Swinson ha inesorabilmente perso smalto e consensi lungo il cammino. Il risultato di ieri, che secondo gli exit poll di giovedì notte dovrebbe oscillare attorno ai 13 seggi, sancisce il fallimento di una strategia basata su una contrapposizione netta alla Brexit. Il primo atto da prima ministra, aveva promesso Swinson, sarebbe stato la revoca del famigerato articolo 50, quello che ha dato l'avvio al processo di Brexit. Una strategia tanto chiara quanto, secondo molti critici, antidemocratica perché non teneva conto del referendum del 2016. Una strategia che avrebbe dovuto attirare i favori dei remainer, delusi dalla confusa posizione dei labouristi di Corbyn ma che però ha assunto i toni di un estremismo europeista che si è rivelato controproducente. La stessa Swinson ne aveva preso atto qualche giorno fa ammettendo che non c'erano più le condizioni per una vittoria elettorale e che per rimanere in Ue non rimane che la via di un secondo referendum sulla Brexit.

Non proprio le stesse idee di Nigel Farage, l'altro grande vincitore delle elezioni europee quando il Brexit Party portò a casa più del 30% dei voti. Anch'egli, come e peggio di Swinson, ha visto ieri sera sfumare il proprio tesoro elettorale con un risultato che non dovrebbe dargli alcun seggio. I numeri però non raccontano il personale successo ideologico di Farage. Le elezioni sono state combattute sull'unico tema della Brexit, centro gravitazionale di tutti i partiti, dal Get Brexit Done di Johnson alla miriade di annunci labouristi per portare la discussione su un altro terreno. La minaccia del Brexit Party ha spinto i conservatori a liberarsi della parte più europeista del partito presentandosi ai leaver come un'alternativa credibile a Farage. La cui scelta di competere solo nei seggi in cui i conservatori non avevano vinto nel 2017 è stata l'imprimatur elettorale a Johnson. La Brexit ora è a un passo.

Un successo zoppo è quello degli scozzesi dell'SNP. Secondo le previsioni dovrebbero vincere oltre 50 seggi in Scozia, una valanga. Il loro sogno di staccarsi da Londra passava però attraverso un governo laburista cui avrebbero fatto da stampella in cambio di un secondo referendum per l'indipendenza. La vittoria di Johnson ne allontana, e di molto, la prospettiva. Infine il Partito Unionista Democratico Nord Irlandese che ha sancito il successo e la caduta del governo May, appoggiandolo esternamente ma votando 3 volte contro la bozza di accordo sulla Brexit raggiunta con l'Ue.

Fossero confermati gli exit poll e la maggioranza assoluta di Johnson, si sfarina la centralità politica del DUP che torna nelle retrovie.

Commenti