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La farsa sul web dei grillini incorona i candidati alla Rai

I nomi per il Cda: scartata la Mazzola, la «piattaforma Rousseau» ha premiato Beatrice Coletti e Paolo Cellini

La farsa sul web dei grillini  incorona i candidati alla Rai

Clic, like, pollice in su. Signore e signori venghino, dopo ben nove ore di democrazia diretta, ecco a voi gli eletti del popolo, i candidati grillini per due dei sette posti nel nuovo consiglio d'amministrazione della Rai. Sono Beatrice Coletti, 6.577 voti, e Paolo Cellini, 4.253. Toccherà a loro, se oggi verranno confermati anche dal Parlamento, «promuovere la meritocrazia e valorizzare le risorse professionali di cui l'azienda dispone», cioè più banalmente curare i - legittimi - interessi politici di M5s a Viale Mazzini.

«La consultazione è andata benissimo», dicono in serata i responsabili del blog. Infatti. Controlli zero, garanzie ancora di meno e di trasparenza è meglio non parlarne nemmeno. Ma che importa, ha deciso tutto la piattaforma Rousseau, ossia i «cittadini». Un plebiscito, per l'esattezza 20.008 persone. Il Jean-Jacques vero, non quello che lavora alla Casaleggio associati, si rivolta ancora nella tomba.Gli assi li avevano già fatti tutti fuori prima. Michele Santoro? No, perché troppo di sinistra. Giovanni Minoli? No, perché troppo indipendente. Carlo Freccero, che pure da anni è vicino ai cinque stelle? No, perché no. Così, dopo prima la scrematura, nel mazzo erano rimaste soltanto le scartine. Cinque, su 236 curriculum presentati.

Beatrice Coletti, la vincitrice, è comunque una manager con una lunga esperienza tra il gruppo Fox, Babel, Fremantle Italia, Disney Channel: è lei la front.runner, la figura su cui punta il movimento per la Rai. Paolo Cellini è un docente di economia digitale alla Luiss con esperienze in Microsoft e Walt Disney, è l'alternativa. Gli altri tre sono facce note in Rai e, chissà, forse è proprio per questo che li hanno fatti perdere. Paolo Favale è l'ex responsabile del settore di consulenza giuridica, licenziato quattro anni fa con l'accusa di aver rivelato dati sensibili di viale Mazzini, ma appena riabilitato dalla Cassazione. Ha preso 2.414 clic ed è arrivato ultimo. Enrico Ventrice è invece un giornalista video, supervisore della produzione alla sede di New York: 2.779 voti, quarto posto. Ma a fare scandalo è stata la terza classificata, Claudia Mazzola, la cronista politica del Tg1 che si occupa proprio del Movimento. Tempo addietro si era beccata una reprimenda da Rocco Casalino per un suo servizio poco gradito sul grande leader Beppe Grillo. Evidentemente l'hanno perdonata, ma poi, dopo le polemiche per la sua candidatura, hanno preferito fermarla sul più bello: 4.005 like e fuori dai giochi.

A confezionare la rosetta dei candidati finali era stata una non meglio definita commissione, capitanata si dice da Luigi Di Maio, coadiuvato da Rocco Casalino e Stefano Buffagni, che hanno seguito il dossier con la solita discreta supervisione di Davide Casaleggio. Profili bassi, noti poco noti ma comunque più o meno esperti del settore. L'operazione ricorda molto da vicino quella della squadra di governo presentata al Quirinale da Di Maio prima delle elezioni: nella lista c'era pure l'attuale presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Chiaro l'obiettivo di fondo, allontanare il terribile sospetto di essere diventati un partito come gli altri, desideroso di mettere le mani sulla Tv pubblica. I Cinquestelle invece sono «immuni alla lottizzazione», al punto da aver scartato perfino uno di loro, la ex Iena Dino Giarrusso, che puntava a entrare alla Rai per riciclarsi dopo la sconfitta alle elezioni.

Ora alle Camere inizia la partita vera. «Vogliamo dire basta - sostengono dal blog - alla concezione distorta del pluralismo come spartizione di un feudo secondo canoni cencelliani».

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