Economia

Come farsi la previdenza integrativa tra fondi negoziali, aperti, pip e polizze

Le possibilità di investire il proprio Tfr per avere un "tesoretto" aggiuntivo

Come farsi la previdenza integrativa tra fondi negoziali, aperti, pip e polizze

Roma - Il capitolo pensioni, oggetto continuo degli interventi governativi, porta con sé un elevato grado di incertezza. L'instabilità del quadro macroeconomico, al di là dell'ottimismo manifestato dal premier Renzi, non garantisce che in futuro non si debba ritoccare nuovamente al ribasso il valore degli assegni oppure che i requisiti per il pensionamento diventino ancor più restrittivi. Come testimoniato da una recente ricerca del gruppo Aviva, per stare tranquillo dopo l'uscita dal mondo del lavoro ogni italiano dovrebbe versare alla previdenza integrativa circa 334 euro al mese in modo tale da costruirsi una rendita extra da cumulare all'assegno pensionistico. Ecco, di seguito, alcuni modi per mettere da parte un «tesoretto».

FONDI PENSIONE CHIUSI

Chiamati anche «fondi di categoria» o «fondi negoziali» sono gli organismi di investimento destinati ai lavoratori appartenenti a una determinata categoria (ad esempio Cometa è il fondo pensione dei metalmeccanici) o azienda (esiste il Fondo dei lavoratori delle Poste e molte banche hanno un fondo per i propri dipendenti). A giugno 2016 gli iscritti erano circa 3,2 milioni. I lavoratori possono destinare a questi fondi il Tfr ed effettuare un versamento mensile che sarà integrato da un contributo da parte dell'azienda (compreso tra l'1 e il 2% del reddito annuo). I versamenti sono deducibili fino a un massimo 5.164,57 euro annui e il dipendente può scegliere il comparto o lo stile di gestione nel quale investire (obbligazionario, bilanciato o aggressivo con una maggiore componente azionaria). Nel 2015 i fondi negoziali hanno reso il 2,7% contro l'1,2% del Tfr lasciato in azienda e nei primi sei mesi del 2016 hanno messo a segno un altro 1% (0,6%). Il capitale accumulato può essere riscattato (dal 75% al 100%) anche prima del pensionamento per ragioni straordinarie: disoccupazione, acquisto della casa o gravi motivi di salute. Dopo almeno 8 anni di versamenti il lavoratore può ritirare fino al 30% dei capitale maturato senza dover giustificare il motivo.

FONDI PENSIONE APERTI E «PIP»

È la scelta effettuata dalla maggior parte dei lavoratori italiani (4,3 milioni allo scorso giugno) che hanno scelto di integrare la pensione. I fondi aperti e i piani individuali pensionistici (Pip) sono simili ai fondi chiusi in quanto prevedono gestioni separate, ma sono distribuiti al pubblico (senza obbligo di appartenenza a una categoria) da banche, società finanziarie e assicurazioni (i Pip). Anche in questo caso la deducibilità dei contributi arriva a 5.164,57 euro annui, ma i versamenti dell'azienda non sono obbligatori salvo accordi individuali o convenzioni. Nel 2015 i fondi aperti hanno reso mediamente il 2,5% (-1% nei primi sei mesi del 2016) e i Pip il 3 per cento.

POLIZZE VITA E UNIT-LINKED

Il 2016 si sta configurando come l'anno della rinascita delle polizze vita. Nei primi sei mesi dell'anno i premi versati sono ammontati a circa 41 miliardi, segnando una crescita rispetto all'anno precedente. La polizza vita garantisce il capitale, è impignorabile, può servire da strumento successorio e a scadenza garantisce una rendita. Il calo dei tassi, ovviamente, le ha rese meno appetibili negli ultimi due anni, ma le tempeste di Borsa hanno indotto i risparmiatori a preferirle. I premi delle polizze vita sono detraibili al 19% con un massimale di 530 euro. L'alternativa è rappresentata dalle «unit-linked», polizze che investono i premi in fondi (talvolta sono anche previste dai Pip). Queste ultime amplificano la volatilità dei mercati, quindi quando le cose vano bene tendono a guadagnare di più, mentre in fasi di calo perdono in misura maggiore.

IL «FAI-DA-TE»

È la modalità forse più semplice per chi fosse vicino alla pensione e avesse il Tfr in azienda. Si può ad esempio puntare su un fondo bilanciato o su quelli con cedola. Per periodi più lunghi, invece, è meglio farsi suggerire da consulenti finanziari esperti il giusto mix per strappare rendimenti (oltre ai fondi vi sono soluzioni che comprendono Etf, obbligazioni indicizzate e altri strumenti). Attraverso questa strada si perdono i vantaggi fiscali garantiti dalle altre opzioni.

In ogni caso, bisogna informarsi preventivamente sui costi di ciascuna soluzione.

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