Politica

Il fascino eterno dell'Imperatore

di Giordano Bruno Guerri

N ei giochi di bambini diventavamo tutti re, almeno fino a quando sugli schermi apparve il terribile imperatore galattico Sheev Palpatine. (Evidentemente gli sceneggiatori di Star Wars non hanno tenuto conto dell'effetto comico in italiano.) Ci piaceva dire «re» perché suona forte, nella sua asciuttezza monosillabica, mentre «imperatore» versa a cantilena. Invece chi quel titolo se lo addossa, o la ama, sa quale peso maggiore abbia. Mentre il povero re domina soltanto su uno Stato, l'imperatore ha sotto di sé un insieme di Stati, e l'etimologia del nome non lascia dubbi: chi impera esercita il potere supremo, anche sui re che gli sono sottoposti, non a caso all'origine indicava i comandanti militari, che avevano potere di vita e di morte. I giapponesi adesso ne hanno uno nuovo di zecca e ci tengono a quel titolo, anche se non hanno più un impero e, in realtà, lo chiamano «tenno», Sovrano Celeste. Nessun altro al mondo si fregia del titolo di imperatore, persino Elisabetta II si presenta modestamente come «regina del Regno Unito e degli altri Reami del Commonwealth»: imperatore puzza troppo di imperialismo, e non va più di moda. Eppure, quanto sangue è stato versato, e quante imprese sono state compiute in suo nome. «Un grande impero suppone un'autorità dispotica in chi lo governa», ha scritto Montesquieu, e ci sfilano davanti agli occhi Augusto, Carlo Magno, Federico II, Napoleone, Francesco Giuseppe. Mai, però, l'unico che abbiamo avuto, nostro, in Italia. Quando nel 1936 Mussolini proclamò «dopo quindici secoli la riapparizione dell'Impero sui colli fatali di Roma», il piccolo in ogni senso Vittorio Emanuele III venne proclamato (ci teneva) imperatore. Durò pochi anni, il tempo di fare nei nuovi territori immensi lavori pubblici, tanto che Hailé Selassié, l'imperatore d'Etiopia deposto, avrebbe detto al suo ritorno: «Scusate, avevo gli operai in casa». Erano brutti tempi. Lunga vita al Sovrano Celeste Naruhito, dunque, così non ne parleremo più per un pezzo.

@GBGuerri

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