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"Fatti spaccare le ossa...". E intascavano i risarcimenti

Reclutavano emarginati a cui fratturare gli arti per incassare i soldi della loro assicurazione: 11 fermati

"Fatti spaccare le ossa...". E intascavano i risarcimenti

Stringi i denti... vai. E scagliavano dischi in ghisa di 20 chilogrammi sulle braccia e le gambe delle loro vittime, gente in gravi difficoltà finanziarie tanto da sottomettersi volontariamente a questa atroce tortura per intascare pochi spiccioli delle laute cifre sborsate dalle assicurazioni. Il resto lo incameravano loro, i componenti di due organizzazioni criminali con base a Palermo, distinte fra loro, ma collegate, su cui ha indagato la Squadra mobile del capoluogo siciliano, che ieri, su disposizione della locale procura, con l'operazione «Tantalo», ha arrestato 11 persone e c'è anche un indagato ricercato. Tra gli arrestati c'è gente insospettabile, come un perito assicurativo, ritenuto il capo della geniale quanto cruenta frode assicurativa, e un'infermiera dell'ospedale Civico di Palermo, che procurava l'anestetico che veniva somministrato in iniezione da soggetti inesperti alle vittime più «fortunate». Serviva ad attutire il dolore per scongiurare che le urla attirassero l'attenzione di qualcuno.

«Digli all'amico tuo per Villa Sofia che ci serve un'ambulanza. E se ci trova anche una sedia a rotelle». Le intercettazioni della Mobile delle telefonate tra gli spaccaossa e i complici in ospedale hanno consentito di incastrare gli arrestati e di ricostruire il modus operandi. Ecco cosa accadeva: dopo avere individuato le vittime, per lo più di giovane età, tra disoccupati al limite della povertà, tossicodipendenti, persone affette da problemi di alcolismo e ritardi psichici, le convincevano che avrebbero ricevuto lauti risarcimenti assicurativi e che tanto più sarebbe stata grave il danno riportato tanto più si sarebbe alzato il risarcimento. Poi, scagliandogli contro pesanti dischi in ghisa, come quelli usati nelle palestre, le mutilavano, talvolta anche in modo permanente, e infine, grazie a diverse amicizie, mettevano in scena un finto sinistro stradale ingaggiando falsi testimoni e recuperando i veicoli falsamente coinvolti. A questo punto venivano avviate le pratiche assicurative, che potevano valere importi variabili tra i 100 e i 150mila euro per singola pratica. Per le vittime compiacenti c'erano solo le briciole: dalle 300 alle 400 euro per un braccio o una gamba fuori uso.

Le vittime erano controllate a vista anche durante le dimissioni dall'ospedale, per paura che, rendendosi conto di essere stati ingannati sul pagamento, parlassero. «Vai all'ospedale Buccheri La Ferla, quello sta uscendo. Se scappa siamo nei guai» dice uno degli arrestati .

Le indagini hanno preso il via dalla morte di un tunisino, Hadry Yakoub, ritrovato per strada il 9 gennaio 2017. Tutto faceva pensare che fosse stato vittima di un pirata della strada, ma le diverse fratture che presentava non collimavano con un incidente. C'erano fratture multiple della tibia e del perone e il giovane era deceduto proprio a causa delle lesioni riportate, che, come accertavano gli inquirenti, erano state procurate altrove. Poi qualcuno aveva preso di peso il ragazzo e lo aveva abbandonato sul manto stradale. I poliziotti hanno individuato gli autori dell'omicidio. Sono alcuni degli arrestati, che adesso sono chiamati a rispondere anche delle letali conseguenze della messa in scena del sinistro. «Questa storia ha davvero dell'incredibile e lascia l'amaro in bocca - dice il questore di Palermo, Renato Cortese -.

Essere sottoposti a queste torture fisiche per lucrare sui risarcimenti è davvero il segno di un degrado sempre più inarrestabile».

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