Politica

Fatwa contro «il Giornale» Silenzio sugli assassini

In pochi al sit in davanti alla sede del quotidiano. L'accusa del leader del Caim: «Istigate alla pulizia etnica». Ma nemmeno una parola per gli innocenti morti nel massacro

L e prime ad arrivare sono state le donne, la testa avvolta nell'immancabile velo, e le donne hanno steso sul marciapiede, davanti alla porta de Il Giornale, una copia del quotidiano, sul quale gli uomini in seguito hanno recitato una preghiera.«Questo stenderci per terra sotto le vostre ginocchia è una metafora?», abbiamo chiesto al gruppo di islamici arrivati intorno alle 18 di ieri davanti alla porta della nostra redazione in via Gaetano Negri 4. «Non avevamo i tappeti, quindi abbiamo messo le pagine di carta» hanno risposto le donne. La manifestazione contro Il Giornale era stata annunciata. «Abbiamo ritenuto che le frasi scritte sul numero del 23 marzo di questo quotidiano siano un'istigazione alla pulizia etnica, mentre vorremmo che fosse chiaro che noi vogliamo una convivenza pacifica nel rispetto di tutti» ha spiegato Davide Piccardo, coordinatore del Caim, il Coordinamento delle comunità islamiche milanesi, davanti alle telecamere intervenute in mezzo alle forze dell'ordine attente alla sicurezza della protesta. Pur accusando tutti gli islamici che usano violenza, Davide Piccardo non ha rivolto un pensiero di pietà ai morti di Bruxelles, per i quali si accendono candele di luce in tutto il mondo. L'islam non chiede mai «scusa», come persino i Papi hanno fatto? Pochini i manifestanti che hanno trasformato Il Giornale nel capro espiatorio di tutti i sentimenti antislamici che stanno palpitano in molte persone, non tanto per odio ma per stanchezza, la stanchezza di vedere che ci sono ancora uomini che uccidono esseri innocenti perché per loro la morte è eroismo come nelle società primitive e tribali. «Perché hanno pregato solo gli uomini e non gli uomini e le donne insieme?» chiede un reporter intervenuto. «Quando gli uomini pregano assumono posizioni non consone alla presenza femminile» ha risposto Piccardo. Manifestazione felpata ma lo stesso sconcertante, perché dopo la giornata di guerra del 22 marzo a Bruxelles, non è che pretendessimo una lacrima da parte di una donna islamica per i bambini terrorizzati tra le macerie della metropolitana belga, ma non certo ci aspettavamo un sit in contro una testata giornalistica che ha messo in pratica una conquista che l'Occidente si è guadagnato con milioni di morti e sacrifici alle spalle: la libertà d'espressione. Sono in molti a chiedersi se Oriana Fallaci avesse ragione, anche coloro che contestarono la durezza della giornalista contro l'Islam.

Chissà cosa scriverebbe la Fallaci al cospetto del fatto che siano state le donne le prime ad apparire davanti alla soglia di una redazione che, per lei come per noi, è casa di figli che si chiamano idee personali.

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