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La fatwa di Francesco contro pensioni d'oro e anziani al lavoro

Il Papa parla da ministro del Lavoro ai delegati Cisl: "Vecchi a casa per fare spazio ai giovani"

La fatwa di Francesco contro pensioni d'oro e anziani al lavoro

Nella dottrina sociale della chiesa versione Bergoglio c'è una sorta di «lavorare meno lavorare tutti», il taglio delle pensioni d'oro e il lavoro ai giovani. Ma non è così di sinistra come si potrebbe pensare. Il Papa ha parlato ai delegati della Cisl, poco prima dell'inizio del congresso del sindacato cattolico, lanciando un messaggio forte sulle pensioni.

«È una società stolta e miope quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga un'intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti». Quindi, stop all'aumento dell'età pensionabile e lavoro ai giovani.

Tutte le ultime riforme previdenziale hanno reso più stringenti i requisiti per la pensioni e hanno scaricato i costi sulle generazioni future. Che sono anche quelle che stanno pagando il prezzo più alto della crisi in termini di basso tasso di occupazione. Un problema per tutti, secondo il Pontefice: «Quando i giovani sono fuori dal mondo del lavoro, alle imprese mancano energia, entusiasmo, innovazione, gioia di vivere, che sono preziosi beni comuni che rendono migliore la vita economica e la pubblica felicità».

Nel discorso nella sala Nevi di Papa Bergoglio c'è un attacco alle pensioni troppo alte. «Un'offesa al lavoro non meno grave delle pensioni povere». Il riconoscimento a una pensione giusta «né troppo povera né troppo ricca».

Ma anche la proposta di un «nuovo patto sociale» che «riduca le ore di lavoro di chi è nell'ultima stagione lavorativa, per creare lavoro per i giovani che hanno il diritto-dovere di lavorare». È una sorta di «staffetta generazionale», ricetta per la verità sperimentata da vari governi (ultimo tentativo nel Jobs Act di Matteo Renzi) ma senza successo.

In sintesi, Papa Francesco ha detto ai sindacalisti di non inseguire l'uguaglianza, concetto molto classista e caro alla sinistra classica, e di abbracciare l'equità tra generazioni.

Messaggio recepito dalla platea cislina. Il secondo sindacato ha iniziato ieri il 18esimo congresso. La leader Anna Maria Furlan ha aperto i lavori con un intervento in sintonia con Bergoglio. «Ai giovani stiamo togliendo il diritto di sognare, di progettare una vita. È un paese che dissipa i suoi giovani perde se stesso. Sulla quale si misura il senso di civiltà e il futuro del paese».

Il premier Paolo Gentiloni nel suo intervento al congresso ha annunciato il taglio delle tasse sul lavoro dei giovani. «Dobbiamo mettere i giovani al centro dei prossimi interventi di riduzione del carico fiscale sul lavoro. È un impegno che mi prendo per prossimi mesi qui davanti a voi».

Il Papa ha rimproverato il sindacato che «ha finito per somigliare troppo alla politica, o meglio, ai partiti politici, al loro linguaggio, al loro stile». Poi «la corruzione» che «è entrata nel cuore di alcuni sindacalisti». Richiamo raccolto da Furlan. «Non saremo mai abbastanza grati delle parole che il Pontefice ci ha rivolto sul senso del sindacato, su come il sindacato che deve cambiare spronandoci e dicendo che stiamo sulla buona strada».

La Cisl chiede una riforma fiscale che colpisca i redditi più alti. «La necessità di una profonda operazione redistributiva attraverso la leva fiscale appare tanto più fondata se consideriamo l'evoluzione storica della tassazione del lavoro dipendente e dei pensionati». Il segretario della Cisl vorrebbe che si traducesse in una proposta unitaria con Cgil e Uil. Più tasse ai ricchi e leva fiscale per fare giustizia sociale.

Idea non proprio innovativa.

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