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La fecondazione eterologa adesso la passerà la mutua

Lorenzin: «Procedura nei centri pubblici». Nella legge l'età ideale per i donatori e il numero massimo di nati

RomaEterologa nei centri pubblici a carico del servizio sanitario nazionale. Ma soltanto dopo l'emanazione del decreto governativo con le nuove linee guida, che arriverà nel prossimo consiglio dei ministri prima della pausa estiva. «Per partire con l'eterologa occorre una norma di rango primario anche per lo stanziamento dei fondi necessari - spiega il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin - Faremo in fretta e saremo operativi in settembre».

Il ministro annuncia in Commissione Affari Sociali della Camera le nuove norme per le procedure di fecondazione assistita con donazione dei gameti da parte di un terzo estraneo alla coppia. L'eterologa verrà inserita nei livelli essenziali di assistenza, Lea, per garantire a tutti i cittadini le stesse opportunità di accesso alla tecnica. La sentenza della Consulta che ha abrogato il divieto di fecondazione eterologa, introdotto con la Legge 40, faceva proprio riferimento ad una grave discriminazione tra cittadini visto che le coppie più abbienti scavalcavano il divieto andando in centri privati all'estero a caro prezzo. Possibilità preclusa alle coppie meno facoltose.

La donazione dei gameti sarà volontaria e gratuita. Ci sarà però un rimborso per i donatori, prendendo a modello la procedura seguita per la donazione di midollo. Previsti una serie di test a garanzia della salute del ricevente sia per le patologie infettive sia per eventuali anomalie genetiche. Sì anche alla doppia eterologa se nella coppia sono entrambi sterili. I limiti di età riguardano i donatori e sono dettati da motivi di salute. Il periodo ideale per la donazione da parte dell'uomo è stato individuato tra i 18 ed i 40 anni e per la donna tra i 20 ed i 35. Limite anche al numero dei nati da uno stesso donatore, 10, con deroga nel caso di richiesta di una coppia che abbia già un figlio da quel donatore. Istituzione di un Registro nazionale dei donatori che garantisca la piena tracciabilità dei gameti donati in caso di esigenze di salute del ricevente.

L'idea della Lorenzin è quella di separare nettamente l'aspetto sanitario da quello etico. Con l'abrogazione del divieto da parte della Consulta di fatto molti centri privati si sono già attivati e quattro gravidanze per eterologa sono state pubblicamente annunciate, anche se prive della necessaria autorizzazione da parte della regione coinvolta. E intanto la Regione Toscana ha deciso di dare il via libera all'eterologa autorizzando i centri pubblici.

Insomma per evitare ulteriore confusione e una babele di norme il ministro ritiene di dover agire in fretta con lo strumento del decreto per fissare una serie di paletti validi per tutti centri che dovranno poi essere autorizzati ad operare.

La Lorenzin pensa che invece occorra una riflessione più approfondita sulla questione della conoscenza delle proprie origini da parte dei nati con l'eterologa. In molti paesi dove l'eterologa è praticata da anni è stata data la possibilità a chi ne fa richiesta di risalire anche all'identità del proprio genitore biologico. Su un punto così delicato per la Lorenzin occorre un confronto articolato in Parlamento.

Proprio sulla scelta dello strumento del decreto però non si placano le polemiche. Per Pd e Sel non serve un decreto per partire con l'eterologa perché basterebbe un atto amministrativo, un semplice aggiornamento delle linee guida. Ma su questo punto la Lorenzin non molla: non basta un atto amministrativo per il via libera all'eterologa.

I centri che violano le regole si dovranno assumere la responsabilità di eventuali conseguenze per i pazienti.

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