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Fedeli, la ministra sindacalista che vuole solo alzare gli stipendi

I prof? "Vanno pagati 3.000 euro". I baroni? "Sì ad aumenti"

Fedeli, la ministra sindacalista che vuole solo alzare gli stipendi

Roma - «Gli stipendi dei docenti? Troppo bassi. Giusta la loro protesta: vanno aumentati». A dirlo è il ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli. Il che induce a chiedersi se per caso sia smemorata o soffra di sdoppiamento di personalità perché, pur ricoprendo la carica di ministro, continua a parlare come fosse una sindacalista sulle barricate. Se davvero ritiene che le retribuzioni dei docenti siano inaccettabili è lei stessa che deve occuparsene mentre sembra non le sia chiaro che la protesta dei docenti si rivolge al governo, ovvero è contro il suo ministero.

In effetti la Fedeli ha confessato a più riprese che la definizione che preferisce di se stessa è quella di «sindacalista pragmatica». La Fedeli vanta un'esperienza pluridecennale nel sindacato, è stata un esponente di spicco nella Cgil, attiva prima nel pubblico impiego e poi nel settore tessile è approdata in Senato nel 2013 ed ha poi fatto una rapidissima carriera prima diventando vicepresidente di Palazzo Madama e poi ministro del dicastero che governa scuola e università. Un posto che si è guadagnato proprio per la sua esperienza da sindacalista. Il Pd l'ha voluta su quella poltrona per fare pace con i sindacati e riaprire le trattative interrotte durante la reggenza del ministro Stefania Giannini.

Va riconosciuto alla Fedeli di aver superato con disinvoltura le polemiche incentrate sul suo diploma di laurea in Scienze sociali e di aver saputo riaprire il dialogo con la categoria. Ma poi, forse travolta dall'entusiasmo, si è lasciata andare ad esternazioni inaspettate proprio per il suo ruolo di ministro.

Nel giugno scorso ad esempio, mentre era ospite dell' Aria che tira intervistata da David Parenzo, sparò: «Gli insegnanti? Dovrebbero guadagnare il doppio: quella dell'insegnante dovrebbe essere una delle professionalità maggiormente pagate in questo Paese perché hanno in mano il futuro e il destino dei giovani». Incalzata da Parenzo precisò che avrebbero dovuto guadagnare «almeno 3.000 euro». Ma se lo pensa, essendo al governo, poi, come minimo, dovrebbe proporlo al consiglio dei ministri. In realtà si era subito corretta ammettendo che no, al momento non è possibile pensare ad un simile aumento e sarebbe «demagogico» parlarne,

Poi però al meeting di Rimini ha avuto una ricaduta ribadendo la necessità di aumentare le retribuzioni per gli insegnanti. Non è giusto che «la retribuzione dei docenti sia la più bassa di tutta la Pubblica amministrazione» ha detto al Meeting annunciando di essere «pronta a fare la battaglia» per l'aumento degli stipendi. Ma una battaglia contro chi? Contro chi l'ha messa su quella poltrona?

E ora che è in corso la protesta dei professori universitari, sciopero che preoccupa gli studenti perché cancella il primo appello degli esami fino al 31 ottobre, naturalmente la Fedeli afferma di condividere la protesta, assicurando che al momento lavora sulle richieste dei docenti. Ma, aggiunge, vanno definiti i «tempi e le modalità perché queste risorse vanno trovate nella legge di bilancio. Questo vale per i contratti pubblici e per i docenti universitari e i ricercatori». E la Fedeli assicura che «il punto non è tirare la giacchetta al ministro Padoan» ma la scelta delle priorità da parte di governo, maggioranza e Parlamento.

Ovvero da parte sua che è nel governo, nella maggioranza e nel Parlamento.

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