Politica

Fedeli: «Sì allo smartphone a scuola»

Presto linee guida per usarlo in classe. No dei docenti: «Dannoso per gli studenti»

Tiziana Paolocci

Lo smartphone sbarcherà in classe. Ufficialmente. Sono anni, infatti, che il cellulare finisce sotto al banco di straforo. Presto, invece, gli studenti potranno portarlo a scuola senza problemi e senza rischiare richiami disciplinari. La novità, che segna una svolta epocale per una generazione abituata alla tecnologia, è stata annunciata dal ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli. «I ragazzi li vedo e li frequento e so che non si può continuare a separare il loro mondo, quello fuori, dal mondo della scuola», ha spiegato in un'intervista a Repubblica, aggiungendo che «da venerdì prossimo una commissione ministeriale s'insedierà per costruire le linee guida dell'utilizzo dello smartphone in aula: entro breve tempo avrò le risposte e le passerò con una circolare agli istituti».

La decisione è destinata a far discutere. Ma Fedeli va avanti e ne fa una questione di principio parlando del buon utilizzo di un telefonino in mano a un tredicenne. «È uno strumento che facilita l'apprendimento, una straordinaria opportunità che deve essere governata», ha ribadito il ministro perché «se lasci un ragazzo solo con un tablet in mano è probabile che non impari nulla, che s'imbatta in fake news e scopra il cyberbullismo. Questo vale anche a casa. Se guidato da un insegnante preparato e da genitori consapevoli, quel ragazzo può imparare cose importanti attraverso un media che gli è familiare: Internet». «Quello che autorizzeremo - ha aggiunto - non sarà un telefono con cui gli studenti si faranno i fatti loro, sarà uno strumento didattico».

Seri dubbi sono stati espressi dal Gilda degli Insegnanti, convinto che più che appassionare possa danneggiare gli studenti, mentre il Codacons parla di «follia pura».

«Non capiamo se sia uno scherzo, una provocazione, o il frutto di un colpo di testa del ministro», ha commentato il presidente dell'associazione Carlo Rienzi sottolineando che «al pari dei cellulari, anche le sigarette o i prodotti alcolici fanno parte del mondo dei ragazzi: allora perché non consentire di fumare e bere durante le lezioni? Si tratta di un provvedimento pericolosissimo, che rischia di portare i ragazzi alla perdita della capacità di pensare, leggere e scrivere in modo indipendente dai telefonini».

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