Cronache

Fermati due antagonisti per il pestaggio di Palermo

Sono accusati del tentato omicidio di Ursino, dirigente di Forza Nuova. Sono dei centri sociali, altri 4 denunciati

Fermati due antagonisti per il pestaggio di Palermo

Si respira una brutta aria a Palermo. Dopo il pestaggio al leader di Forza Nuova, Massimo Ursino, qualcosa sembra non andare per come dovrebbe. Dai centri sociali non c'è condanna. «Se l'è cercata» commentano. «La parte che vogliamo sostenere è quella degli antifascisti». Il portavoce del centro «Anomalia», Giorgio Martinico, parla di supporto «a chiunque si schieri dalla parte dell'antifascismo». L'attenzione della Digos, che indaga sull'aggressione a Ursino, bloccato a terra con mani e piedi legati con nastro da imballaggio, si è concentrata sui militanti dei centri sociali. Linea dura e massimo impegno nelle indagini dunque dalla polizia: i violenti vengono fermati e puniti, senza distinzione di colore politico. I poliziotti hanno perquisito le abitazioni di alcuni di loro e lo studentato occupato «Malarizza»: due fermati (Giovanni Marco Codraro, 26 anni e di Carlo Mancuso di 28 anni, entrambi gravati da numerosi precedenti) e quattro denunciati con l'accusa di tentato omicidio. Sarebbero stati loro a partecipare al pestaggio, nel corso del quale una ragazza ha ripreso tutto col cellulare canzonando la vittima. Cappello di lana calato fino alla bocca e colpi in testa che gli hanno procurato un trauma cranico, Ursino non ricorda i dettagli, che però emergono dalle immagini delle videocamere di sorveglianza.

È aspra la polemica politica che ne scaturisce. Se la sinistra condanna la violenza, è a destra che l'aggressione crea più preoccupazione. «I mandanti si chiamano Boldrini, Grasso, Orlando e Fiano che hanno scatenato una vigliacca campagna di odio verso il nostro movimento e i nostri militanti», scrive Forza Nuova Palermo. «Qualcuno soffia irresponsabilmente sul fuoco in attesa che ci scappi il morto», avverte la leader di Fdi Giorgia Meloni, mentre l'alleato leghista Matteo Salvini ammonisce «chi si occupa di dare la caccia ai fantasmi del passato» che «non aiuta una campagna elettorale tranquilla». Ma la tensione rischia di rimanere alle stelle: sabato in città è previsto il comizio del leader di Fn Roberto Fiore e i centri sociali già minacciano azioni: «Se sarà in piazza per la sua annunciata ampia mobilitazione, anche noi ci saremo e tantissimi», avverte uno dei loro portavoce.

Il pestaggio è stato rivendicato in un surreale messaggio anonimo. «Sul territorio palermitano esiste chi ripudia il fascismo e non ha timore di lottare per bloccarlo e schiacciarlo a partire da questi protagonisti del forzanovismo, guerrieri a parole, violenti nelle immagini, ma incapaci di proteggere la propria incolumità e di conquistare qualsiasi forma di potere politico. A Palermo non c'è spazio per il fascismo».

Ursino, raggiunto al telefono, risponde così: «Nessuna intimidazione ci farà recedere dalla lotta politica che da 20 anni ci contraddistingue e che ci accingiamo a combattere in vista delle elezioni». Secondo lui l'aggressione «è in puro stile brigatista». «Da sempre i nostri vengono inseguiti per strada con bastoni, ci cercano durante le passeggiate per la sicurezza dice - Per loro la nostra stessa esistenza è provocatoria. È in atto una campagna mistificatoria, e i risultati sono questi. Lo scorso anno hanno incendiato la mia attività».

Quarant'anni, tatuatore, Ursino è tra i fondatori della sezione palermitana di Fn, di cui è segretario provinciale da qualche anno. Ha scontato una condanna per rapina e per avere picchiato due ambulanti del Bangladesh. Ma minimizza: «Ho pagato per la mia generosità d'animo. Stavo difendendo un militante attaccato da un extracomunitario senza permesso di soggiorno.

Gli diedi un pugno».

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