Politica

La Ferrari corre in Borsa ma becca il giorno sbagliato

Esordio positivo della Rossa nonostante il crollo dei mercati. Ora cambia il futuro della Fiat: senza Maranello il titolo Fca perde il 40% del suo valore

Tre-due-uno... ed ecco il primo prezzo delle nuove azioni alla Borsa di Milano: Ferrari (la novità) 43 euro, Fca (priva del Cavallino) 8,5 euro. Ma poteva andare meglio. La Rossa, infatti, ha tagliato il traguardo di Piazza Affari nel giorno sbagliato, con il freno dei listini asiatici e medio orientali tirato. Il titolo «Race» (è lo stesso nome utilizzato a Wall Street, «perché stiamo correndo per essere i primi, i migliori», ha spiegato il presidente di Ferrari, Sergio Marchionne, fissando negli occhi Maurizio Arrivabene, team principal della F1) è così caduto quasi subito sotto quota 42, fino alla sospensione per eccesso di ribasso: riammissione a 41,75 euro e successiva chiusura a quota 43,47. Fca, senza Ferrari, ha invece archiviato la giornata a 8,15 euro. Marchionne, comunque, aveva messo in conto la seduta non spumeggiante: «La giornata non è indicativa, ci vorrà tempo. Aspettiamo che il mercato si assesti. Di certo, Ferrari è un titolo del lusso e, come tale, sarà trattato».Fuori da Palazzo Mezzanotte, intanto, piazza degli Affari, tutta vestita di rosso, sembrava il garage di un emiro: schierata l'intera gamma del Cavallino (otto modelli, con al centro la SF 15 di F1, alla quale Lapo Elkann ha reso omaggio inginocchiandosi e baciando lo spoiler). In visibilio turisti, curiosi e appassionati. Dai flash degli smartphone alle parole: l'intervento dell'ad di Borsa Italiana, Raffaele Jarusalmi, del premier Matteo Renzi («la quotazione di Ferrari è un bellissimo messaggio per il Paese, ringrazio Marchionne per aver accolto l'invito a quotarla anche a Milano») e del presidente Marchionne hanno preceduto il suono della campanella: protagonisti, insieme al numero uno di Maranello, l'azionista John Elkann (Exor), Piero Ferrari, vicepresidente del Cavallino, e l'ad Amedeo Felisa. Fin dal via alle contrattazioni è dunque stato chiaro che il titolo Fca vale ora circa il 40% in meno rispetto all'ultima quotazione con Ferrari nel perimetro. «Ma gli obiettivi al 2018 non cambiano», ha precisato Marchionne, qui ad del Lingotto, escludendo un futuro sbarco in Borsa anche di Maserati, ma lasciando aperta la porta all'approdo in F1 di Alfa Romeo («è da scoprire come»).A guardare nella sfera di cristallo della «nuova» Fca è Roberto Russo (Assiteca Sim): «Il gruppo, dopo lo spin-off, è un colosso da 110 miliardi di ricavi attesi per il 2016, un debito industriale stimato a fine anno di circa 2 miliardi e una liquidità attuale intorno a 25 miliardi. Determinando un prezzo obiettivo, in un'ottica di medio termine, di circa 17 euro per azione, un tale apprezzamento rappresenterebbe per gli azionisti Fca un revival di ciò che hanno già vissuto in seguito allo scorporo delle macchine agricole dal gruppo, avvenuto nel gennaio 2011, che nei quattro anni successivi ha favorito il raddoppio del valore del titolo».Il bello, per Fca, che ha appena superato un 2015 di vendite positive in Italia (+18,3%, cioè 446mila immatricolazioni, con un +164% per Jeep) comincia però adesso. Resta da vedere, innanzitutto, se il mercato italiano sarà stabile anche quest'anno (il 2015 ha chiuso con un +15,75% a 1.574.872 di unità vendute) o migliore, come stima la filiera (fino a 1,65 milioni). E Fca, che la prossima settimana a Detroit presenterà la sua prima vettura ibrida (un grosso minivan Chrysler), destinata per ora solo agli Usa, ha le carte in regola per aumentare i suoi numeri, grazie al Suv, Maserati Levante, in arrivo a maggio, e all'Alfa Romeo Giulia, attesa entro giugno, dopo i nuovi ritardi. Per l'estero, considerando un 2016 ancora positivo del mercato Usa («sara meglio del 2015», titolava ieri il Wall Street Journal), a preoccupare è sempre e soprattutto il Brasile, ex miniera d'oro.Sul consolidamento, nessuna novità. «Il discorso - così l'ad di Fca - non si chiuderà quest'anno e richiederà moltissima attenzione andando avanti. Abbiamo ricevuto approcci da partner che non ritenevamo ideali, ma siamo tornati a concentrarci sugli obiettivi 2018, perché quello che crea davvero valore per gli azionisti sarà centrare quegli obiettivi. Io un caffè sono disposto a berlo con chiunque: Mary Barra, di Gm, l'ho incontrata a Washington un mese fa, ma non credo si ripeterà».

Il negoziato vola più in alto rispetto all'ad di Detroit.

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