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Il (ferreo) filo logico del "presidente pazzo"

Il (ferreo) filo logico del "presidente pazzo"

Questo Presidente che un po' tutti danno per pazzo sembra invece seguire un filo logico ferreo e giocando sempre in contropiede. Oggi incontrerà Vladimir Putin e per questo ieri si è preparato il ring sferrando accurate ma non letali legnate a tutti, in modo da arrivare ai colloqui impugnando un nodoso bastone. Ha dichiarato guerra all'Europa sui dazi, ribadendo la ferrea linea di «America First» (e lEuropa ha aperto in modo molto tenue alle auto giapponesi contro vino francese e italiano). Ha dato una legnata ai nordcoreani dicendo a Pyongyang che la misura è «quasi» colma. La differenza sta nel quasi: questa pozzanghera di possibilità in cui devono abbeverarsi cinesi, giapponesi e sudcoreani, seguendo come un gregge asiatico le linee di Trump. Poi ha bastonato appena un po' il suo amico presidente cinese Xi Jinping mollandogli la patata sempre più bollente del nordcoreano Kim Jong-un, il quale seguita a giocare con i missili intercontinentali. La misura è quasi colma, forse vi dovremo annichilire ma solo dopo aver condiviso le responsabilità con tutti quelli che si girano dall'altra parte.

Poi ha bastonato la Russia in senso storico, più che Putin. Ma ha menato botte da orbi rivolgendosi a un Paese, la Polonia, in cui il tasso di rancore per gli ex occupanti sovietici è altissimo, sempre più scatenato fin dai tempi in cui un loro intellettuale, Karol Woytila, diventato papa prese possesso del campo polacco, affidandolo alle cure dell'ex elettricista Lech Walesa, leader del sindacato cattolico Solidarnosc. Basti un fatto: Barack Obama poche settimane prima di lasciare la Casa Bianca inviò in Polonia due brigate corazzate di altissima tecnologia e capacità di impatto militare, come l'armata russa neanche si sogna. Le mandò come deterrente in funzione anti-russa, molto esplicita. Quelle due brigate furono accolte a Varsavia come ai tempi della liberazione. Ebbene, con sorpresa di tutti, Donald Trump non ha minimamente accennato all'ipotesi di ritirarle e quelle robuste brigate sono oggi lì a fare da sentinella sul vecchio fronte orientale. Oggi Putin e Trump s'incontrano e non possono che essere ciò che in effetti sono, in un sottile gioco delle parti. Putin è contento di essere un attore protagonista del grande film della politica interna americana dove fa infuriare Fbi e democratici e Trump lo provoca giurando ai polacchi che non avranno mai «una sola fonte di energia», cioè quella russa.

Poi però lo carezza dicendo di non sapere se i servizi segreti russi hanno fatto un gioco sporco in America durante le elezioni, dichiarando di poter fare i nomi di altre nazioni. Come non prendere un aperitivo con un uomo tanto dinamico e spiazzante come Donald Trump? Il problema è di natura classica alla James Bond: sarà un «Americano» con Martini rosso, o una Vodka «Moskovskaya», quella che un tempo aveva la falce e martello sul tappo?

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