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Ferrovie, cda contro Toninelli. Il "leghista" Bonomi resta in pole

I consiglieri uscenti contro il ministro: regole rispettate

Ferrovie, cda contro Toninelli. Il "leghista" Bonomi resta in pole

Il cda delle Ferrovie dello Stato «non ha operato alcun aggiramento delle norme statutarie, bensì ha agito nel pieno rispetto delle stesse e delle proprie prerogative, sotto la vigilanza degli organi di controllo che assistono alle sedute consiliari». È quanto scrivono in un comunicato le stesse Fs alzando le barricate dopo l'annuncio sui social network del ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, della firma della decadenza dell'intero board «per chiudere con il passato» in vista dell'assemblea convocata per martedì 31 luglio. L'arrocco delle Ferrovie arriva nel giorno del consiglio dei ministri che ieri avrebbe dovuto trovare la quadra anche sul successore dell'ad Renato Mazzoncini che aveva riottenuto la fiducia poco più di un mese fa dopo il rinvio a giudizio per truffa nell'ambito dell'inchiesta Umbria Mobilità. Con lui sono fuori tutti i consiglieri, riconfermati dal governo Gentiloni.

Una scelta all'insegna dello spoil system, ha spiegato giovedì lo stesso ad in un messaggio inviato ai dipendenti, e resa possibile da un articolo della legge Frattini che di fatto consente al governo di intervenire sui vertici delle società controllate se questi sono stati nominati nei sei mesi precedenti dell'arrivo del nuovo esecutivo. Il ministero ha poi replicato che la decadenza del cda di Fs, stabilita nei termini propri di una legge dello Stato, deriva dalla mancata osservanza di una precisa clausola etica dello statuto in relazione alla posizione dell'ad, anche se in questo ambito l'operato del cda «è del tutto legittimo». Nella nota diffusa ieri il cda delle Fs ribadisce di essersi attenuto strettamente e diligentemente alle previsioni dello Statuto in base al quale, viene ricordato, il Consiglio «può far decadere l'amministratore per l'esistenza di un rinvio a giudizio o, come in questo caso, rimettere all'assemblea la proposta di permanenza in carica dell'amministratore stesso, per salvaguardare il preminente interesse della società». La nota si chiude con un affondo: «ove si proseguisse in similari affermazioni lesive della dignità del Consiglio, saranno attivate le occorrenti azioni di tutela previste dalle norme vigenti» a «tutela della reputazione e della professionalità» del cda.

Di certo, sul nome del nuovo ad manca ancora l'accordo. La Lega ha fin dall'inizio sostenuto la candidatura dell'ex Sea e ora alla guida di Arexpo, Giuseppe Bonomi (dato ancora come favorito), mentre i grillini gradirebbero il numero uno di Rfi Maurizio Gentile, che piacerebbe molto per il suo impegno sul trasporto locale ma che è indagato in qualità di legale rappresentante della società per la strage di Pioltello. Sempre ieri il ministro Toninelli ha scritto su Twitter che «i pendolari lombardi meritano di viaggiare su treni comodi e puntuali. E Trenord non li garantisce. Darò subito mandato al nuovo ad di Fs di intervenire».

Negli ultimi giorni nella rosa dei papabili è circolato anche quello del numero uno di Trenitalia, Orazio Iacono, numero uno di Trenitalia, pare con la sponsorizzazione dell'ex ad, Mauro Moretti, quello di Marco Piuri, attuale responsabile del Sud Europa di Arriva, controllata dal gruppo tedesco Deutsche Bahn.

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