Politica

Ferrovie, pressing su Tria Gli equilibri dell'alleanza sulla poltrona al Carroccio

Il ministro smentisce le frizioni

Ferrovie, pressing su Tria Gli equilibri dell'alleanza sulla poltrona al Carroccio

Roma. L'azzeramento dei vertici delle Ferrovie dello Stato da parte del ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, e lo stallo sulla Rai hanno gettato un'altra ombra sul ruolo del ministro dell'Economia, Giovanni Tria, titolare di entrambe le partecipazioni statali, ma controllate dalla politica. Pressato anche sul versante dei conti pubblici in vista della prossima legge di Bilancio, ieri Tria ha sentito il bisogno di smentire le frizioni con gli ambiziosi vicepremier. «Fantomatici retroscena di alcuni quotidiani gettano ombre sulla solidità del governo e sull'immagine del Paese», ha fatto filtrare l'economista. Un segnale di tensione e anche di imbarazzo. La coabitazione con Lega e M5s non è assolutamente facile e, con il passare dei giorni, le complicazioni aumentano. Per le Ferrovie dello Stato, tuttavia, il compito di Tria è un po' più facile perché, in ogni caso, si sceglierà una persona competente della materia. Il problema è che i pentastellati hanno bombardato la candidatura leghista di Giuseppe Bonomi. Il Carroccio starebbe pressando per Marco Piuri, ad della multinazionale Arriva. Se l'impasse persistesse, ci sono buone soluzioni interne come l'ad di Trenitalia, Orazio Iacono, e l'omologo di Rfi, Maurizio Gentile. Se, però, la Lega perdesse anche questa partita, la convivenza con M5s si farebbe molto più complicata.

Tanto più che la defenestrazione dell'ex ad Renato Mazzoncini è stata compiuta in maniera molto grossolana. In primis, Toninelli aveva lasciato intendere che il ministero si fosse avvalso della clausola etica visto il coinvolgimento in un'indagine. Ieri, però, Toninelli e Tria hanno spiegato che la decadenza del cda è stata decisa sulla base della legge Frattini sullo spoil system (mai usata, però, dai governi Berlusconi per le Fs). La comunicazione è stata totalmente sbagliata e questo ha consentito a Mazzoncini di rivolgersi ai dipendenti come se fosse stato colpito da un immeritato esilio. «In questo triennio Fs crescendo al ritmo del 18% annuo ha chiuso i migliori bilanci di sempre e vale il 2% del Pil del Paese occupando 81mila persone», ha scritto.

Un modo come un altro per dare dell'incompetente a Danilo Toninelli.

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