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Fi, Berlusconi batte cassa e apre la caccia ai "morosi"

Pugno duro contro chi non paga le quote di iscrizione arretrate. Schermaglie con la Lega sulla legge elettorale

Fi, Berlusconi batte cassa e apre la caccia ai "morosi"

Berlusconi striglia i suoi: il partito ha le casse vuote, gli iscritti paghino le quote. Domani sera il Cavaliere presiederà un ufficio di presidenza che si preannuncia infuocato. Verrà infatti presentata (e votata) una relazione approfondita del tesoriere di Forza Italia, il senatore Alfredo Messina. A lui, che nel giugno del 2016 ha sostituito Mariarosaria Rossi, l'ingrato compito di denunciare che il bilancio del partito è in rosso. Le nuove leggi in vigore, poi, non consentono più a Berlusconi di mettere mano al libretto d'assegni, come sempre accaduto prima. La legge Letta stabilisce un tetto massimo di 100mila euro l'anno per le «erogazioni liberali di persone fisiche e non». Ergo, bisogna metterci una pezza. Come? Facendo pagare le quote che tutti gli iscritti sono tenuti a versare a Forza Italia. La tessera al partito costa mille euro l'anno ma poi, ogni mese, gli eletti azzurri devono (dovrebbero) girare a Forza Italia una quota. I parlamentari, per esempio, sono tenuti a girare al movimento 800 euro al mese; i consiglieri regionali 500 euro; i consiglieri comunali 100. I morosi, però, restano parecchi anche se la lista di chi non è in regola rimane top secret. Quanti sono? Difficile sapere con certezza ma si mormora che il numero dei morosi sia superiore a quello dei disciplinati. Il problema è come far pagare tutti. Berlusconi è orientato ad approvare la linea dura: chi non è posto con i contributi e non salderà al più presto, decadrà dal proprio incarico. Sanzione applicabile a chi un incarico lo ha (coordinatore regionale, provinciale o comunale, per esempio; oppure i responsabili dei vari dipartimenti).

L'attenzione ai conti dimostra che Berlusconi ha intenzione di ributtarsi presto nella battaglia politica. Per una corsa che potrebbe anche essere solitaria. I rapporti con l'alleato storico della Lega sono infatti tornati gelidi. Salvini continua a denunciare che il Cavaliere stia cercando l'inciucio con il Pd e si spinge a dichiarare «Finita l'alleanza di centrodestra». Prova a gettare acqua sul fuoco Deborah Bergamini: «Le sfide, anche quelle che sembrano impossibili, ci appassionano. Forza Italia punta a vincere le prossime elezioni con la maggioranza assoluta dei consensi, quel 50 per cento più uno cui ambiamo dal 1994. Saranno le altre forze politiche a chiamare noi e non viceversa». Nessun inciucio, quindi. E Brunetta graffia: «Salvini, che è un amico, non lo capisco perché quando propone un accordo con Renzi sul Mattarellum, lui non fa inciuci?». Sta di fatto che l'unità del centrodestra ad oggi resta una chimera. Almeno a livello nazionale. Sì perché per le amministrative il discorso cambia. Ieri Altero Matteoli, senatore azzurro che guida la commissione che dovrà cercare i migliori candidati per gli enti locali al voto in primavera ed estate, ha cercato il leader del Carroccio. L'obiettivo è quello di rinsaldare il patto con Lega e Fdi, almeno per le amministrative. E su questo fronte Salvini è molto meno muscolare.

Ma i veri giochi si faranno dopo la sentenza della Corte costituzionale sulla legge elettorale. Solo allora si capirà quanto potrà durare il governo Gentiloni e quanto si potranno riavvicinare Berlusconi e Renzi. Un Renzi che resta sotto attacco da parte della minoranza dem e che potrebbe aver bisogno del Cavaliere per le sue prossime battaglie interne.

Renzi, dopo la sconfitta al referendum, è oggettivamente indebolito e per la sua rivincita potrebbe essere quasi costretto a ribussare ai cancelli di Arcore.

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