Politica

Fiducia piena, ma la conferma dell'ad è incerta

Sostegno da parte del cda. Gentiloni, però, guarda alla Farnesina per l'eventuale sostituto

Gian Maria De Francesco

Roma L'unico responso certo è quello di Piazza Affari: ieri il titolo Leonardo-Finmeccanica ha ceduto il 2,3% a seguito della condanna in primo grado riportata dall'amministratore delegato Mauro Moretti. Evidentemente gli operatori credono meno solida la posizione del top manager dopo l'esito del processo per l'incidente di Viareggio, sebbene la prescrizione negli ulteriori gradi di giudizio possa chiudere la vicenda.

Il cda di Leonardo-Finmeccanica ieri sera ha «confermato all'unanimità piena fiducia all'amministratore delegato» in quanto in base a un parere pro veritate richiesto dal consiglio Moretti ha ancora «la piena capacita' di esercitare le prerogative connesse all'ufficio». La condanna non definitiva per un delitto colposo non comporta decadenza per la normativa italiana né è causa di esclusione dalle gare nei principali mercati di riferimento della società. Leonardo, come Eni e altre partecipate statali (Enel esclusa), non ha adottato però la cosiddetta «clausola di onorabilità», ossia l'obbligo per gli amministratori di dimettersi in seguito a condanne o a rinvii a giudizio. La proposta fu bocciata dall'assemblea 2015.

La questione, però, è politica, essendo politico (il ministero dell'Economia) l'azionista di maggioranza. Le proteste dell'opposizione, da M5S fino a Fratelli d'Italia, sono destinate a non mutare la situazione perché non si tratta di automatismi ma di opportunità.

Gli effetti della sentenza, tuttavia, influiranno sulle valutazione da parte di Palazzo Chigi, di Via XX Settembre e di Via Veneto (il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda è ovviamente parte in causa) al momento di rinnovare gli organi delle controllate. Il cda di Leonardo è in scadenza come quelli di Enel, Eni, Terna e Poste. La pronuncia del tribunale di Lucca sarà un elemento del quale tenere conto al momento di comporre il puzzle delle nomine. L'incertezza sulla durata dell'esecutivo Gentiloni, già in tempi non sospetti, faceva presagire addirittura un rinvio del dossier al prossimo esecutivo in caso di elezioni anticipate.

Non è detto che sia così: si tratta di stabilire chi sarà a dare le carte. Moretti gode di un ampio sostegno bipartisan: le sue qualità gli sono valse l'apprezzamento del centrodestra berlusconiano, un unicum considerato il suo passato di sindacalista cigiellino. Matteo Renzi, che era stato l'artefice del suo «trasloco» a Piazza Montegrappa, non lo ha più in simpatia dopo che ha osato opporre un fermo diniego alla nazionalizzazione di Piaggio Aero della quale il fondo Mubadala di Abu Dhabi vuole disfarsi. Il segretario del Pd, però, non è più nella stanza dei bottoni.

Nei corridoi di Palazzo Chigi, però, si mormora che il premier Paolo Gentiloni avesse pensato al segretario generale della Farnesina, Elisabetta Belloni, come potenziale sostituto di Moretti.

Dipende tutto da quanto il capo del governo resterà al suo posto e anche dal Quirinale che su questioni strategiche come aerospazio e difesa ha voce in capitolo.

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