Cronache

Figlia rapita, nomade costretta ai furti

Sequestrata per un debito di gioco. Scippi per arrivare fino a 10mila euro

Figlia rapita, nomade costretta ai furti

Venezia Di borseggiatrici Venezia è piena, le vedi spuntare in mezzo alle calli, sopra i ponti, nei vaporetti, tra i banchi dei negozi di souvenir o supermercati, mentre stai mangiando o mentre sei in fila per qualche museo. Le più «furbe» hanno anche una tecnica: usano un cuscino e si fingono incinte. Altre lo sono per davvero e la gravidanza a volte è un modo per evitare il carcere. Sono abili, viaggiano in due o tre, e mentre qualcuna fa da palo, sfilano portafogli incassando migliaia di euro. La Procura distrettuale antimafia ha ricostruito la storia di una nomade di 33 anni, già con nove figli, costretta a venire a Venezia a rubare per liberare la figlioletta rapita dai parenti dell'ex marito. Il tutto per un debito di gioco.

Due anni fa, tra maggio e agosto 2016, la piccola di 3 anni era stata sequestrata. Il rapimento sarebbe avvenuto in stazione a Mestre. Così per ripagare il debito la donna è stata mandata nella città lagunare cercando di spillare soldi e portafogli a turisti in vacanza o in cerca di un attimo di pace. Come è accaduto a quel turista americano, Michael Veley, derubato sopra un vaporetto, che poi ha scritto una lettera: «Sono malato di cancro e sto per morire, questo era il mio ultimo viaggio».

La giovane nomade per ripagare il debito era anche riuscita a racimolare soldi, ma non bastavano mai e le richieste aumentavano. Fino al rapimento della figlioletta, poi portata a Milano. «Se non pagate la diamo via, se non pagate la ammazziamo». La madre era andata anche in Bosnia per recuperare denaro da altri parenti. E alla fine ce l'aveva fatta: 10mila euro di riscatto pagati. Al momento la procura ha indagato per sequestro a scopo di estorsione tre uomini e due donne, di nazionalità serba e bosniaca, dai 25 ai 57 anni. Tutti irreperibili. Per aver strappato, si legge dal capo di imputazione, «la piccola dalla mani della madre e minacciando quest'ultima di uccidere o di affidare definitivamente a terzi la figlia, sottraevano la minore per alcune settimane trasferendola in Milano».

Secondo l'accusa sarebbero due gli esecutori materiali del rapimento, un terzo istigatore, e gli altri due si sarebbero occupati di tenere la bimba nel loro appartamento a Milano.

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