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Fillon è indagato ma non lascia: "Tentativo di omicidio politico"

L'ex favorito alle presidenziali in procura: "Si vuole colpire la mia campagna". E il partito ora pensa di scaricarlo

Fillon è indagato ma non lascia: "Tentativo di omicidio politico"

Si allontana la porta dell'Eliseo, si avvicina quella della procura. Da candidato favorito alle presidenziali, il leader dei Républicains è in piena traversata nel deserto. Inseguito dai giudici e dagli avvoltoi di un partito in lotta contro se stesso e i propri leader. Ieri, al termine di una mattinata segnata da voci di ritiro e appuntamenti saltati, François Fillon prende la parola nel suo quartier generale senza neppure avvisare lo staff, che lo aspettava al Salone dell'Agricoltura (tappa obbligata per ogni candidato, recupererà nel pomeriggio). Sono le 12,30 in rue Firmin Gillot quando ufficializza la convocazione da parte dei giudici istruttori per il 15 marzo: «Questa inchiesta, così gestita, è un tentativo di omicidio politico», dice annunciando l'iscrizione nel registro degli indagati.

Sul banco molto più dei presunti impieghi fittizi della moglie che in 12 anni ha incassato circa 830mila euro come assistente parlamentare e di due dei suoi figli per 84mila euro. «Andrò alla convocazione perché rispetto le istituzioni dice da sospettato di malversazione di fondi pubblici, abuso di beni sociali e abuso d'ufficio Anche se vengo indagato sulla base di un rapporto solo accusatorio, senza indagini o audizioni. In una continua fuga di notizie e ignorando le spiegazioni della difesa».

Ha già chiarito una volta l'aspetto morale: ho sbagliato, chiedo scusa. L'affaire non è più tra lui e i francesi, ma tra un politico e la magistratura. «Voglio dire che la scelta del giorno della convocazione ha il palese obiettivo di colpire la campagna, a subire una sfida è la democrazia». La data del 15 marzo è significativa: due giorni prima del limite per la presentazione delle candidature all'Eliseo.

A destra c'è chi sogna il colpo di scena. Nicolas Sarkozy (che ieri ha avuto un colloquio telefonico con Fillon) pesa ancora nel partito. Il suo braccio destro François Baroin sarebbe pronto a sostituire Fillon se dall'interrogatorio emergessero elementi irreparabilmente compromettenti per il leader dei Républicains. Anche Xavier Betrand (che ha battuto Marine Le Pen alle regionali in Hauts-de-France) è parte del piano B in attesa della prossima mossa dei giudici.

Il 15 marzo potrebbe essere formalizzata l'accusa di abuso. Emmanuel Macron, candidato indipendente, attacca: «Sono per la tolleranza zero nei confronti di tutti, non siamo in una guerra civile, né c'è stato un assassinio politico. C'è un'inchiesta in corso, e non è sufficiente appellarsi al suffragio universale per essere assolti». Smentito intanto il fermo di Penelope (notizia messa in circolo ieri mattina da alcuni Républicains). La moglie di Fillon sarà ascoltata il 18 marzo. Resta però quella frase: «Chi immaginerebbe De Gaulle indagato?», pronunciata da Fillon durante le primarie contro Sarkozy. «Ho fatto degli errori, certo, ma sono innocente e lo dimostrerò. Resto candidato all'appuntamento (del 23 aprile, ndr), resisterò, non cederemo e vi invito a resistere tutti quanti».

L'immagine di uomo retto è però quasi logora, al punto da registrare nel pomeriggio l'abbandono di Bruno Le Maire, che aveva raggiunto Fillon come consigliere per gli affari europei e internazionali: «Credo al rispetto della parola data», spiega lasciando la nave. Il 26 gennaio Fillon disse che se indagato si sarebbe ritirato. Lascia anche Pierre Lellouche, deputato sarkozista, indicando un «punto di non ritorno». Voci perfino su Patrick Stefanini: il direttore della sua campagna, l'uomo che lo ha difeso più d'ogni altro, avrebbe presentato le dimissioni, scrive Le Figaro: «Ma non sono state ancora accettate». Di «manovra organizzata dall'Eliseo per colpire gli avversari di Macron», parla invece il numero due del Front National Florian Philippot. «Una mossa del potere allo scopo di far diventare presidente l'erede di Hollande» (che si dice «garante delle istituzioni»).

Fillon andrà dai giudici nonostante l'immunità parlamentare, al contrario di Marine Le Pen che rimanda a dopo le politiche di giugno. Per lei indagine per truffa ai danni del Parlamento europeo.

Per lui inchiesta a parte l'Eliseo è quasi un miraggio.

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