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Finalmente non è vietato licenziare per fare profitti

Finalmente non è vietato licenziare per fare profitti

La decisione della Cassazione di legittimare un licenziamento finalizzato ad aumentare i profitti dell'impresa (e non già volto a far fronte a difficoltà economiche) va accolta molto positivamente. Il principio alla base della sentenza, che annulla una decisione della Corte di Appello di Firenze, riafferma il diritto a intraprendere e ci aiuta a comprendere meglio il senso stesso del contratto di lavoro. Secondo molti un'azienda trova la sua unica ragion d'essere nella capacità di creare impieghi e, di conseguenza, ogni decisione che ridimensiona il numero degli addetti andrebbe ostacolata: a meno che non metta a rischio l'esistenza dell'azienda e, quindi, non apra la strada a una disoccupazione ancora maggiore. Sullo sfondo c'è una visione socialista, che giustifica l'impresa solo quale strumento per dare un salario. In una società libera, invece, ognuno ha diritto di perseguire profitti in ogni modo: a condizione di non aggredire il prossimo. E ha la facoltà di stipulare contratti di lavoro che, ovviamente, non possono vincolare a vita nessuno dei contraenti. E come non è immaginabile che si impedisca a un dipendente di licenziarsi, neppure è pensabile che un datore debba tenere con sé un lavoratore anche quando non dà un valido contributo. Ovviamente, ogni dipendente può tutelarsi da un'eccessiva precarietà solo accettando contratti di una certa durata e, al tempo stesso, prevedendo penali in caso di non rinnovo. In un caso come nell'altro, la possibilità di ottenere per via negoziale simili garanzie è comunque connessa al bisogno dell'azienda di disporre di quel dipendente. Questo sta a significare che sul mercato l'unica vera tutela viene dalla propria forza negoziale: dall'offrire un lavoro di qualità, che trovi apprezzamento. Solo entro un quadro di regole che tuteli proprietà privata e diritto negoziale, un'economia può crescere. In fondo, si tratta di ricondurre le relazioni lavorative in un quadro che riconosca la centralità del contratto ed elimini ogni prevaricazione giudiziaria. Negli scorsi anni, molti ostacoli alla libera iniziativa sono venuti da sentenze ideologiche, oltre che anti-giuridiche.

Se questa decisione della Cassazione aprirà una nuova strada, ne trarremo tutti beneficio.

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