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Finalmente Renzi si sveglia: "Questione morale nel Pd"

Il segretario prende atto dei problemi giudiziari del partito: "Chi lo nega, nega la realtà". E sposta l'attenzione sulle unioni gay: "Giovedì ok con fiducia"

Finalmente Renzi si sveglia: "Questione morale nel Pd"

Roma - «La questione morale esiste». Matteo Renzi approfitta del comodo salotto tv offerto da Fabio Fazio e spara contro gli amministratori dem che si sono fatti pizzicare con le mani nella marmellata, buon ultimo il sindaco di Lodi Simone Uggetti, erede politico del braccio destro di Renzi Lorenzo Guerini. Nella guerra contro la magistratura il premier segna un punto zittendo i «garantisti» («Chi nega la questione morale, nega la realtà, abbiamo 50 mila amministratori e in troppi casi le cose non girano») e dà ragione all'ala intransigente guidata dalla presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi che in mattinata aveva rotto il ghiaccio.

Non è una condanna per Uggetti, visto che Renzi sottolinea l'importanza di «aspettare sempre le sentenze», marcando il territorio dall'invasione di campo della magistratura che nei giorni scorsi si è fatta pesantemente sentire (vedi i casi Morosini e Spataro). «Io faccio le leggi, loro devono applicarle. Facciano le interviste che vogliono, io ho da lavorare. I magistrati fanno polemica contro di me? Affari loro. C'è il Csm, vedranno se è giusto quello che stanno facendo o no. Non darò mai la soddisfazione a nessuno di dire che ho criticato i magistrati - affonda Renzi - Complotti? Ne parlano al Processo del lunedì...». E sul referendum sulle riforme istituzionali che vede i magistrati schierati per il «No» conferma che se i cittadini bocceranno le riforme «non posso fare finta di niente, devo avere il coraggio di dire che ho preso una tranvata e vado a casa».

Ma prima del referendum c'è una tornata di elezioni amministrative che si annuncia tutta in salita, per non parlare delle frizioni interne alla sua maggioranza. Ieri a tenere banco è stata la polemica a distanza tra Enrico Zanetti, leader di Scelta Civica che al Corriere della Sera ha lanciato il suo aut aut contro lo scomodo alleato Denis Verdini, decisivo con i suoi 20 senatori: «Tutto questo balletto del Pd sta diventando davvero stucchevole. È arrivato il momento di togliere la patina di buffonaggine da questa storia iniziando a dire la verità. Verdini con la sua Ala è entrato in maggioranza. Punto», ha attaccato il viceministro dell'Economia. Un affondo accompagnato dalla richiesta di «un tagliando sull'azione programmatica del governo».

D'altra parte, al netto dei mugugni, Renzi sa bene che senza i verdiniani (al Senato sono una ventina) alcuni degli ultimi provvedimenti del governo. Ecco perché Renzi preferisce spostare l'attenzione sulle unioni civili, riforme che senza Ala non avrebbero mai avuto i numeri. Ed è altrettanto probabile che sul ddl Cirinnà ciò accada già alla fine della prossima settimana: «Il prossimo sabato questo paese avrà una legge sui diritti civili. Domani (oggi, ndr) inizia l'iter alla Camera e noi mettiamo la fiducia martedì o mercoledì e il 12 la legge sarà votata. È una cosa bella per tutti e non solo per gli omosessuali», dice a Fazio. Ala voterà la fiducia? Perché in caso di passo falso la legge dovrebbe tornare al Senato. E di lì difficilmente potrebbe riemergere, nonostante lo stralcio della stepchild adoption per far contenti i cattodem.

Intanto Luigi Bisignani su Il Tempo rivela che la Corte Costituzionale il prossimo 4 ottobre potrebbe «parzialmente bocciare la riforma su preferenze e premio di maggioranza». E allora che cosa farà Renzi?

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