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Finanza nei nostri conti? "Colpirà chi non evade"

Il tributarista boccia il Grande fratello fiscale voluto dai grillini: «È inutile e troppo costoso»

Finanza nei nostri conti? "Colpirà chi non evade"

Il Grande Fratello fiscale che dà uno strapotere alla Guardia di Finanza sui nostri «affari» bancari dai conti correnti, ai movimenti con la carta di credito rischia di essere un gigantesco boomerang per i contribuenti onesti.

Oltre a non risolvere la piaga del «nero», il decreto fiscale che rafforza (nelle intenzioni del governo gialloverde) l'anagrafe dei conti correnti bancari ideata dal governo Monti, «moltiplicherà i costi a carico dei cittadini» spiega al Giornale il tributarista Gianluca Timpone. Basta dare un'occhiata all'iter con cui si cerca di scovare i furbetti del Fisco. «Di fatto la Guardia di Finanza spiega Timpone constata, a propria discrezione, una determinata irregolarità nella condotta tributaria del signor X, dopo di che lo segnala alla Agenzia delle Entrate che ha un potere accertativo, ma non mette in atto nessun ulteriore accertamento rispetto a quanto segnalato dalla Gdf». In soldoni, prende per buona la segnalazione della Gdf, demandando l'eventuale decisione finale sulla condotta fiscale alla magistratura tributaria a cui finiscono in capo migliaia di contenziosi. «Se consideriamo che questo è l'iter abituale, e che la magistratura tributaria ci può mettere anche 10 anni per risolvere un contenzioso, capiamo bene che a sostenere i costi di questi lunghissimi procedimenti non sono altro che i cittadini».

Il meccanismo insomma è più che imperfetto e serve sempre un soggetto terzo che disciplini liti o casi dubbi, che sia la magistratura tributaria o la Corte Costituzionale. Si potrebbe obiettare che si tratta di un «costo sociale» necessario. «Il Governo del Cambiamento non darà tregua agli evasori», ha scritto su Facebook il ministro per i Rapporti con il Parlamento e la Democrazia Diretta, Riccardo Fraccaro. «Tutta la nostra vita senza filtri messa a nudo e consegnata in mano allo Stato, ai burocrati, ai politici che così potranno giudicare se secondo loro facciamo spese immorali o se siamo dei bravi cittadini» rilancia Giorgia Meloni, leader di Fdi. Al di là dei rilievi sulla privacy, gli esperti giudicano il meccanismo anche inefficace: «Chi non paga le imposte spiega Timpone non fa transitare nulla sui conti, né su carte di credito intestate e quindi non sarà individuato comunque. Di fatto, le verifiche saranno fatte solo sui soggetti già conosciuti e tracciati dal Fisco, che di norma non evadono, o almeno non sono grandi evasori». C'è poi un tema che riguarda il numero dei controlli. Sull'anagrafe dei rapporti finanziari, la sezione centrale di controllo della Corte dei conti, aveva già «rilevato una grave inadempienza dell'agenzia delle Entrate», che in pratica non ha mai davvero fatto partire lo strumento. Prevista dal 1991, avviata nel 2006 e utilizzabile dal 2009, l'anagrafe dei rapporti finanziari si è caratterizzata fino a oggi per aver prodotto numeri ultra-leggeri: le indagini finanziarie nel 2016 hanno spulciato i conti correnti di solo 5.200 italiani e il redditometro, rilanciato nel 2010, ha promosso solo 2.812 accertamenti.

«L'Agenzia delle Entrate non ha il personale sufficiente a svolgere un lavoro serio: su 20 milioni di partite Iva, ci sono 30mila addetti a disposizione», commenta Timpone spiegando inoltre che andrebbe modificato il sistema di valutazione degli uffici fiscali che «oggi sono promossi in base a quanti più accertamenti avviano indipendentemente dalla bontà dei casi denunciati, e soprattutto dall'effettivo incasso delle somme oggetto di presunzione di evasione».

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