Politica

La finanziaria di Renzi Una manovra a debito con più tweet che tagli

Dei 27 miliardi previsti dalla legge solo cinque arrivano dalla riduzione della spesa. Spending review, Perotti verso le dimissioni da commissario

All'inizio dovevano essere 15 miliardi, poi sono scesi a 10 miliardi, alla fine sono diventati soltanto 5. La spending review, il taglio della spesa pubblica in eccesso, è un ottimo slogan ma metterla in pratica è complicato (lo sa bene Carlo Cottarelli, l'ex commissario rimandato a Washington con tanti saluti). Le coperture della Stabilità arrivano solo per una piccola quota dai tagli alla spesa, a differenza di quanto più volte annunciato. Buona parte della manovra, che Renzi ha spiegato oltre che con le solite slide anche a colpi di tweet, con l'hashtg #italiacolsegnopiù («Abbiamo 25 tweet di buone notizie» ha esordito il premier in conferenza stampa) si basa invece su una previsione di maggiori risorse. Più di 3 miliardi dipendono dal via libera della Ue alla cosiddetta clausola sui migranti, che varrebbe uno 0,2% di flessibilità in più sul deficit, pari a 3,3 miliardi.

Solo se Bruxelles accoglierà la richiesta italiana, «e non possiamo saperlo» spiega il premier, verranno coperti nel 2016 la riduzione dell'Ires e gli investimenti per l'edilizia scolastica. Secondo i piani dell'esecutivo il rapporto deficit/Pil nel 2016 sarà pari al 2,2%, ma potrebbe arrivare al 2,4% in caso di accoglimento da parte dell'Ue della clausola. Sarebbero 12 miliardi cash in più a disposizione del governo. Altre coperture a debito quelle della voluntary disclosure , il rientro di capitali. Il governo si attende un gettito nel 2016 di 2 miliardi, e nel 2017 di altri 1,4 miliardi. Il fiscal compact imponeva a Roma di portare il deficit all'1,4% entro il 2016, poi il governo italiano ha premuto per ottenere più flessibilità, fino all'obiettivo del 2,4% (vincolato all'ok europeo alla clausola sui migranti), che significherebbe per l'esecutivo un bonus di 12 miliardi di euro.

Poi c'è il settore giochi d'azzardo (slot e macchinette), con l'aumento di prelievo fiscale da cui Palazzo Chigi prevede di ricavare un miliardo l'anno prossimo. Una manovra a debito. «Ancora una volta sul fronte dei tagli agli sprechi anche questo esecutivo ha ottenuto un mezzo flop - sostiene la Cgia di Mestre - Bene il taglio delle tasse a famiglie e imprese anche se la metà delle coperture sarà garantita da una maggiore flessibilità del rapporto deficit/Pil che, comunque, dovrà ottenere il via libera dall'Unione europea».

Il bottino della spending (5 miliardi, previsti) non è abbastanza neppure secondo il consigliere chiamato da Renzi (gratis) a Palazzo Chigi proprio per tagliare la spesa pubblica, l'economista bocconiano Roberto Perotti. Si è andati molto vicini al divorzio nei giorni scorsi, ma consumarlo proprio nelle ore in cui si presenta la legge di Stabilità sarebbe stato un colpo all'immagine del governo. Dunque la rottura tra Perotti e il governo è rimandata, anche se ormai inevitabile. Il professore si è convinto, dopo un anno di lavoro, che non ci sia la volontà politica per portare a termine una vera spending review . E non è una richiesta frivola, perché vincere le enormi resistenze della burocrazia a mettersi a dieta è un'impresa titanica. Perotti ha studiato a fondo gli sprechi della macchina pubblica (dai costi della politica, alle partecipate, agli stipendi dei dirigenti fino ai sussidi pubblici alle imprese) ma ha ritrovato poco di tutto ciò nella manovra del governo. Renzi spera il commissario Perotti resti, «il suo lavoro è prezioso», anche se ammette di non essere intervenuto sulle agevolazioni fiscali, al termine di «una discussione aperta sulla spending review » con il professor Perotti. Che si avvia verso il destino comune a tutti i tagliatori della spesa pubblica: essere tagliati.

RomaPagare tutti, nella bolletta dell'energia elettrica. Ma pagare meno. Cento euro per cominciare, rispetto agli attuali 113,5. Poi ancora meno negli anni successivi. A beneficio. È questa è la novità, delle casse dello Stato, che incasseranno 500 milioni di euro.

L'ex canone diventato recentemente tassa di possesso dei televisori, dal prossimo anno si trasformerà in onere fiscale sulla bolletta. Come un accisa. Il canone Rai in bolletta, ha spiegato il premier Matteo Renzi, «era a 113 va a 100 euro. Se non lo pagavi, non ti va bene. Ma se lo pagavi, paghi meno». La novità è appunto un piano che lo ridurrà ulteriormente. Renzi ha assicurato che dal 2017 sarà a 95 euro. Ma il testo definitivo potrebbe prevedere ulteriori ribassi per gli anni a venire.

Questa misura, per quanto popolare, non prevede copertura. Anzi, il fatto che si elimini a zero l'evasione, che per il canone è altissima, significa che all'erario entreranno più risorse. Nelle precedenti versioni del canone in bolletta, il governo avrebbe trattenuto la metà delle entrate. Non è chiaro quale soluzione sarà trovata nel testo definitivo della legge di Stabilità 2016, ma già si sa che anche questa versione porterà in dote al ministro Pier Carlo Padoan un tesoretto da 500 milioni di euro.

I calcoli sono questi. Gli introiti con il nuovo metodo sono stati calcolati in 2,2 miliardi di euro, rispetto agli attuali 1,7 miliardi. Le utenze familiari passerebbero da 16 milioni a 22-23 milioni. In teoria le risorse aggiuntive dovrebbero andare a riduzione del canone per i prossimi anni. Probabile che vadano copertura dei tanti provvedimenti di spesa presenti nel testo. Di sicuro non andranno alla Rai.

Contro l'inserimento del canone Rai in bolletta tutte le associazioni consumeristiche. Il Codacons annuncia la presentazione di un ricorso finalizzato ad invalidare il provvedimento. «Impugneremo la decisione del governo di far pagare il canone Rai con la bolletta elettrica e solleveremo questione di costituzionalità».

Il canone sarebbe infatti riservato a chi è in possesso di «apparecchio adibito alla ricezione di radioaudizioni televisive» e non a chi è collegato alla rete elettrica.

Perplessità anche nelle compagnie energetiche che si troveranno di fatto nella posizione di fare da esattore. Poi c'è il nodo della morosità, tutto da definire.

Già nei giorni scorsi è stato escluso che chi dovesse riuscire comunque a non pagare il canone anche nella versione in bolletta, venga staccata l'erogazione dell'energia elettrica.

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