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Finanziaria senza coperture. Renzi gioca d'azzardo col Paese

Il bluff del governo rischia di mettere in ginocchio l'Italia. Bruxelles deve fermarlo

Finanziaria senza coperture. Renzi gioca d'azzardo col Paese

O così o pomì. Sembra questa la linea del prode Renzi con l'Europa. Parafrasando un fortunato slogan pubblicitario, il presidente del Consiglio italiano fa la faccia feroce con la Commissione Ue, pensando di avere la benevolenza di Angela Merkel, alla quale ha svenduto la nostra sovranità nazionale, perché spera che la cancelliera tedesca possa concedergli quello che le regole non consentono.

In quest'ottica si devono decodificare gli attacchi di Renzi al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e al commissario per l'Euro e il dialogo sociale, Valdis Dombrovskis, considerati probabilmente «pesci piccoli», mentre le invettive sono risparmiate a mamma Merkel e zio Schäuble. Il che la dice tutta sulla tempra da combattente del nostro premier.

Il suo aut aut è in realtà un bluff, volto a coprire una legge di Stabilità che non sta né in cielo né in terra, e che è tutta in deficit. Perché la spending review, che doveva essere l'asse portante della manovra, non esiste, ridotta, dal punto di vista nominale, alla metà di quella che avrebbe dovuto essere. E di quella metà (5-5,8 miliardi) non si conosce una sola voce.

UNA STABILITÀ IN DEFICIT

E se ad oggi le coperture da spending review non ci sono, ne deriva che la Stabilità di Renzi, da 27 miliardi (modello base) o 30 miliardi («accessoriata») è tutta in deficit.

A Non solo sono in deficit le nuove misure che il governo vuole inserire, tutte da discutere in quanto piccole mance per dare poco a tanti: dalla cancellazione della Tasi al rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici; dal part-time per gli ultrasessantenni ai super-ammortamenti per le imprese; dalla conferma del bonus 80 euro alla decontribuzione (dimezzata) per le nuove assunzioni. E chi più ne ha più ne metta, per un totale di circa 10-11 miliardi.

B In deficit è anche la cancellazione delle clausole di salvaguardia che, per il solo anno 2016, hanno un valore di 16-17 miliardi di euro.

Ecco le vere due componenti della manovra di Matteo Renzi: nuove misure (destinate ad avere effetti irrilevanti) più sterilizzazione (in deficit) delle clausole di salvaguardia. Ecco come sono composti veramente i 27-30 miliardi della sua legge di Stabilità.

IL MAGGIOR DEFICIT

E qui passiamo al secondo punto: non solo la legge di Stabilità è tutta in deficit, ma è in deficit per quasi due punti di Pil (27-30 miliardi, appunto) e non per un solo punto di Pil (16-17 miliardi), come dice il premier.

Non c'è infatti nessuna norma che produca maggior gettito o minor spesa. Ci sono, invece, solo norme che fanno minor gettito o maggior spesa. Il tutto, ripetiamo, per due punti di Pil.

D'altronde, come coperture indicate in conferenza stampa, oltre a 13 miliardi di flessibilità europea (che non c'è), oltre a 5-6 miliardi di Spending review (che, come abbiamo visto, è solo un'illusione), Renzi ha citato non meglio identificati «ulteriori efficientamenti» per 3,1 miliardi e «risorse ancora da individuare» per 3 miliardi. Pur volendoci applicare, i conti proprio non tornano. I numeri sono numeri e, se pure accettassimo le (surreali) voci indicate da Renzi, la somma non fa 27-30 miliardi. È evidente.

Come l'Unione europea possa accettare una legge di Stabilità di questo tipo per l'Italia solo il cielo lo sa. Questo costituirà, infatti, un precedente per accettare manovre in deficit anche dagli altri Paesi, considerato che nei prossimi due anni si voterà in diversi Stati membri, tra cui Spagna nel 2016 e Francia nel 2017.

LA FLESSIBILITÀ DALL'EUROPA

Terzo punto. Metà della manovra di Renzi si basa su margini di flessibilità che l'Europa avrebbe concesso all'Italia, ma su cui l'Europa non si è ancora espressa. Anzi, fino ad ora le prese di posizione di diversi esponenti della Commissione e del Consiglio Ue vanno in direzione diametralmente opposta rispetto agli auspici del premier italiano.

A «Clausola delle riforme», ci sono almeno tre motivi ostativi: a) il governo ne ha già fatto ricorso lo scorso anno, quando, proprio con questa giustificazione, il rapporto deficit/Pil relativo al 2016 fu aumentato dall'1,4% inizialmente previsto all'1,8% finale; b) il governo non può chiedere per due volte consecutive margini di flessibilità riferiti alle medesime riforme: se non è riuscito ad attuarle, o se gli effetti sperati non si sono ancora realizzati, non ha alcun diritto a chiedere ulteriori deroghe; c) non ricorrono quest'anno le «circostanze eccezionali», vale a dire crescita negativa del Pil e dell'inflazione, cui ci si era appellati un anno fa.

B «Clausola degli investimenti», ci sono almeno altri tre motivi ostativi: a) il Fiscal compact impone che il paese che ne fa ricorso abbia un andamento discendente del debito pubblico: condizione non rispettata dall'Italia; b) il ricorso a tale clausola è legato al cofinanziamento di fondi strutturali europei già stanziati. Ma se, come spesso accade in Italia, a causa di ritardi di qualsiasi tipo, gli investimenti non vengono effettuati, o slittano all'anno successivo, viene meno per il governo la possibilità di usufruire della flessibilità europea; c) il governo italiano non ha ancora speso 8,9 miliardi di Fondi strutturali del Bilancio europeo 2007-2013. Risorse che certamente non sarà in grado di spendere entro la scadenza del 31 dicembre 2015, mancando solo poco più di due mesi. Renzi non ha, quindi, la credibilità necessaria per poter chiedere di spendere i Fondi del bilancio europeo 2014-2020.

C Quanto all'emergenza immigrazione, nessuna decisione circa la possibilità di concedere maggiore flessibilità ai paesi che più soffrono gli sbarchi è stata presa a livello Ue.

UNA LEGGE INDIFENDIBILE

Renzi bluffa e gioca d'azzardo con una legge indifendibile non solo dal punto di vista macro, ma anche dal punto di vista micro: a) per il Sud ci sono solo elemosine: dai 2 miliardi promessi solo qualche mese fa, Renzi è passato alla scandalosa mancia di 450 milioni. Il resto rinviato a un futuro decreto Legge. Povero Padoan, sbertucciato a Capri dai giovani di Confindustria, non sa come arrampicarsi sugli specchi. Se questi sono i numeri, la bonifica di Terra dei fuochi avrà meno di quanto programmato dal governo Letta; b) dimezza gli incentivi del Jobs Act, producendo un effetto freezing rispetto a uno strumento già molto discutibile in termini di effetti sull'occupazione. Come un soufflé che rischia di sgonfiarsi prematuramente; c) la fine dell'austerità tanto strombazzata per il pubblico impiego si risolve in quattro-cinque caffè in più al mese; d) sulla flessibilità in uscita in ambito pensionistico meglio stendere un velo pietoso, dopo le tante marce avanti e marce indietro; e) il canone Rai in bolletta si rivelerà anch'esso una partita di giro, anzi di raggiro, e gli italiani finiranno per pagare di più, senza considerare la mole di contenzioso che il nuovo sistema di riscossione genererà; f) con questi chiari di luna, anche il taglio della Tasi si rivelerà una presa in giro, soprattutto per i comuni, cui non verrà dato un solo euro di compensazione, e saranno costretti ad aumentare le imposte locali.

Siamo di fronte a delle vere e proprie allucinazioni, in cui Renzi promette tutto a tutti senza una sola copertura vera, reale, utilizzabile. Siamo ai limiti del falso in bilancio. Non solo: se l'Europa accettasse la Stabilità di Renzi, in barba al Fiscal compact e al Six Pack, si darebbe un via libera senza limiti al deficit spending nell'eurozona, finalizzato alla ricerca del consenso elettorale.

È questa la terapia che serve all'Ue oggi? Con la congiuntura internazionale che peggiora giorno dopo giorno, con la crescita che rallenta, con gli scandali che hanno minato alla radice la solidità dell'industria tedesca, e in un momento in cui l'Europa deve cominciare a trattare con il Regno Unito per la sua permanenza nell'Ue?

A questo punto c'è solo da sperare che la Commissione europea dica un bel «No» a Matteo Renzi. Non solo per salvare l'Europa, ma per salvare, soprattutto, l'Italia da Renzi il cannibale.

Altrimenti, altro che segno più: dovremo farci il segno della croce.

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