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Fini "graziato": nessuno sarà parte civile

Nel processo non si costituiscono né An né lo Stato. Udienza rimandata

Fini "graziato": nessuno sarà parte civile

Roma - Mentre Gianfranco Fini, la compagna Elisabetta Tulliani e il resto della family acquisita dell'ex presidente della Camera dovranno attendere il 18 giugno per conoscere la decisione del gip Elvira Tamburelli (chiamata a pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio per il gruppo con l'accusa di riciclaggio, nell'ambito dell'inchiesta che ruota intorno al re delle slot Francesco Corallo e alla compravendita della famigerata casa di Montecarlo), la vicenda sembra lasciare indifferenti tanto lo Stato quanto l'ex partito di Fini, An.

Né il primo né la fondazione che gestisce i beni residui di Alleanza nazionale, infatti, a quanto rivela il Tempo si sono costituiti parte civile all'udienza di giovedì. Eppure per lo Stato la decisione sembrava a dir poco doverosa, avendo l'inchiesta della procura di Roma scoperchiato un sistema che avrebbe portato a commettere da parte del Gruppo Corallo «una serie di reati di peculato, riciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte», appropriandosi così di almeno 85 milioni di euro intascati grazie all'omesso pagamento dei tributi erariali che la società avrebbe dovuto versare per la gestione telematica e l'attivazione delle slot del «gioco legale». E invece niente.

Niente nemmeno sul fronte interno. Con la Fondazione An che non si è fatta vedere a palazzo di Giustizia. Curioso anche questo, visto che la casa di Montecarlo, come è noto, venne lasciata in eredità proprio ad Alleanza nazionale dalla contessa Anna Maria Colleoni, che vincolò il lascito alla «buona battaglia». Come è andata, invece, è storia: quella casa è finita al cognato di Fini, Giancarlo Tulliani, che l'avrebbe acquistata per appena 300mila euro schermandosi con società offshore e pagandola tra l'altro, secondo la procura, con somme passate al parente dell'ex terza carica dello Stato proprio da Corallo e originate dal mancato pagamento dei tributi. Tulliani - e la sorella, compagna di Fini - avrebbero poi, secondo i pm, intascato la ricchissima plusvalenza ottenuta rivendendo nell'autunno 2015 quell'appartamento a poco meno di un milione e mezzo di euro. Insomma, il danno per il partito sembra esserci stato, ma evidentemente i vecchi amici dei tempi del Msi e di An poi hanno preferito non accanirsi sull'ex capo, disertando l'udienza dell'altroieri. Come forma di tutela del patrimonio della fu An non propriamente una scelta comprensibile. Ci sarebbe ancora il tempo per costituirsi, successivamente all'eventuale rinvio a giudizio, ma l'assenza all'udienza preliminare sembra dirla lunga sullo scarso interesse delle «mancate parti» a mettere il cappello sul procedimento che coinvolge l'ex presidente della Camera.

A rischiare il processo, come detto, oltre a Fini e alla compagna Elisabetta, ci sono il cognato Giancarlo Tulliani (che si trova a Dubai senza passaporto e in attesa che si decida sulla richiesta di estradizione) e il «suocero» Sergio, inoltre la richiesta di rinvio a giudizio depositata dalla procura a gennaio scorso riguarda anche - con l'accusa di associazione per delinquere, Francesco Corallo e l'ex parlamentare di An Amedeo Labocetta, oltre a quattro collaboratori di Corallo.

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