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Finmeccanica, Orsi e Spagnolini assolti dall'accusa di corruzione internazionale

Per i giudici non ci sono prove di corruzione internazionale. I due sono stati invece condannati (con pena sospesa) a due anni per false fatturazioni

Finmeccanica, Orsi e Spagnolini assolti dall'accusa di corruzione internazionale

Tanto rumore nulla. L'ex presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, e l’ex Ad di Agusta Westland, sono stati assolti dall'accusa di corruzione internazionale in merito a presunte tangenti per l'aggiudicazione di una commessa per la fornitura 12 elicotteri al governo indiano. I due sono stati invece condannati dal tribunale di Busto Arsizio a due anni (con pena sospesa) per false fatturazioni (relativa al 2009 e al 2010). La procura, con il pm Eugenio Fusco, aveva chiesto per Orsi, ex presidente e ad di Finmeccanica ed ex ad di Agusta Westland, una condanna a sei anni di reclusione e per Spagnolini, successore di Orsi alla guida di Aw, a cinque anni.

"Non mi aspettavo niente di diverso, perché non ho commesso il fatto. Finisce un incubo. È vero che i magistrati si dovrebbero occupare dei reati e non delle loro conseguenze, ma in alcuni casi i pm ci dovrebbero pensare un attimo", ha affermato l’ex presidente di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, in aula a Busto Arsizio (Varese) dopo la sua assoluzione dall’accusa di corruzione internazionale per le presunte tangenti pagate per la vendita di elicotteri Agusta Westland all’India. Arrestato nel febbraio 2013, Orsi ha trascorso un’ottantina di giorni in carcere. Spagnolini era finito invece ai domiciliari. "Le vittime di questa vicenda siamo io e la mia famiglia - si è sfogato Orsi al termine dell’udienza - ma ha preso uno schiaffo anche Agusta, perché la concorrenza ci ha marciato".

"La tesi accusatoria è crollata di fronte alla mancanza di elementi idonei a rappresentare fatti di corruzione. Abbiamo sempre saputo che non c’era corruzione. Lo schiaffo oltre a me e alla mia famiglia lo ha preso anche Agusta e non se lo meritava. Adesso Agusta può tornare nel mondo e dire che i nostri manager non hanno compiuto nulla di illecito. È stata una decisione molto equilibrata che ha evidenziato l’assoluta mancanza di prove di corruzione internazionale. Il risultato è di grande rilievo, finalmente un giudice mette fine a questa vicenda dolorosa. Non ci sono prove di pagamento al maresciallo indiano (Sasha Tiagy, ndr.), non c’è prova di un atto che sia stato capace di interferire sulla gara da parte del maresciallo, non ci sono iniziative importanti per far sì che si interferisca nell’assegnazione della gara", ha spiegato il difensore di Giuseppe Orsi, l’avvocato Ennio Amodio. Che poi ha aggiunto: "Per quanto riguarda la condanna a due anni per false fatturazioni, Amodio ha detto che i giudici hanno ridotto l’arco penale, una parte di quelle fatture è legata a operazioni inesistenti.

Riteniamo che possa cadere in appello".

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