Politica

La finta svolta: l'Iran condanna il terrore

Con un paio di settimane di ritardo rispetto ai tragici eventi di Parigi, la Guida suprema della Repubblica islamica dell'Iran ha deciso di esprimere tutta la sua riprovazione. Lo ha fatto scrivendo una lunghissima lettera aperta indirizzata «ai giovani occidentali», nella quale raccomanda loro di non accusare la vastissima comunità islamica mondiale di connivenze con i sanguinari terroristi che chiamano Allah a giustificazione dei loro massacri di innocenti.Ali Khamenei non ha lesinato con le parole. «Un miliardo e mezzo di musulmani - ha scritto arrotondando generosamente a suo favore i dati sui fedeli maomettani nel mondo - è rimasto sconvolto e indignato per quanto accaduto e prova odio e ripugnanza verso gli autori di questi crimini».A una prima, superficiale lettura di queste parole si è portati a credere che si tratti di una svolta sostanziale, di un ripudio della violenza in nome della religione. Leggendo però i passaggi successivi della lettera si colgono altri aspetti, e in particolare l'immancabile adesione di Khamenei a quel «partito del Tco» (Tutta colpa dell'Occidente) i cui tenaci pregiudizi sono tanto in voga anche alle nostre latitudini.«Finché nella politica occidentale domineranno il sistema dei due pesi e delle due misure, fino a quando il terrorismo agli occhi dei suoi potenti sostenitori viene diviso in buono e cattivo (...) non bisognerà cercare le radici della violenza altrove». Colpa nostra, insomma, di noi sostenitori del «terrorismo buono» attuato da Israele contro i palestinesi con il sostegno del «grande Satana» americano (accusato anche di aver finanziato i «cattivi» Al Qaida e talebani): «Sono più di sessant'anni che il sofferente popolo palestinese sperimenta la peggiore forma di terrorismo. Se oggi le genti d'Europa sono costrette a rimanere a casa per qualche giorno, è da decine di anni - scrive Khamenei - che a causa della macchina di distruzione e di massacro del regime sionista una famiglia palestinese non si sente sicura nemmeno nella propria casa. Quale violenza è paragonabile nelle atrocità alla costruzione di colonie illegali da parte del regime sionista?».Khamenei prosegue mettendo in guardia i giovani occidentali dal favorire l'emarginazione dei musulmani che vivono nei loro Paesi. «Il grave errore nella lotta al terrorismo sono le reazioni affrettate - scrive l'ayatollah -. Qualsiasi azione emotiva e frettolosa che isoli o spaventi le comunità islamiche in Europa e negli Stati Uniti e limiti ancor di più i loro diritti non solo non risolverà i problemi ma aumenterà anzi le distanze e i rancori».Il leader della teocrazia iraniana chiude con un piccolo capolavoro di amnesia: «Il mondo occidentale da secoli conosce bene i musulmani» e «nella maggior parte dei casi non ha visto che gentilezza e pazienza».

La parte minore, diciamo così, ce la ricordiamo meglio noi.

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