Cronache

Le finte paladine del pensiero unico

Le finte paladine del pensiero unico

La verità è che abbiamo paura del pensiero diverso: chi non si allinea, chi si smarca dalla corrente dominante viene additato come potenziale minaccia. Ma a cosa? Non certo ai diritti delle donne, materia ad alto tasso di strumentalizzazione da una parte e dall'altra. Più se ne parla e meno si fa, dimenticando che la «demografia è un destino»: gli italiani invecchiano, quelli che tirano le cuoia non vengono rimpiazzati perché si fanno sempre meno figli, e in tanti, troppi casi una donna si trova a dover scegliere tra il ruolo di genitore e la propria carriera.

Tra i relatori del Congresso mondiale delle famiglie compaiono alcuni personaggi dalle idee eccentriche se non apertamente discriminatorie, eppure anche loro hanno il sacrosanto diritto di esprimersi. Bene ha fatto il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini ad accogliere l'invito: la laicità si pratica con i fatti, non a parole. Da uomo divorziato, padre di due figli avuti da donne diverse, il ministro dell'Interno ha ribadito che la legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza non si tocca, che i diritti conquistati non sono in discussione, e tuttavia il futuro pone sfide nuove dalle quali non possiamo farci cogliere impreparati. Invece la propaganda prende il sopravvento, nella piazza della «contromanifestazione» compaiono i soliti volti, sindacalisti e pseudofemministe arrabbiate, le stesse che non trovano il tempo per un sit-in davanti a un'ambasciata araba, non spendono mai una parola contro quel sudario di pietra che è il burqa, il multiculturalismo è un «bene» da tutelare anche quando significa lapidazione per le adultere, spose bambine, mutilazioni genitali. Eh no, la pietra dello scandalo si chiama Congresso mondiale delle famiglie, una iniziativa che s'inserisce nella frattura interna al mondo cattolico tra cosiddetti «conservatori» (quelli di Verona, nostalgici di Ratzinger) e «progressisti» (tendenza Bergoglio). La questione non è banale: il welfare per la famiglia non va inteso come una vendetta contro donne emancipate e gay. Le politiche di sostegno agli uomini e alle donne che sognano un progetto familiare rappresentano una priorità nelle società occidentali altrimenti votate all'estinzione. La difesa della famiglia intesa come mamma e papà non comporta una lesione dei diritti gay, né un passo indietro lungo il sentiero della secolarizzazione. Chi alimenta un tale equivoco fa bieca propaganda, come uno «sfigato» qualunque.

Tié.

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