Politica

Fiori, dolore e i colleghi scampati L'amaro addio a Fausto e Salvatore

In Sicilia e Sardegna i funerali in forma privata dei due tecnici uccisi in Libia. Tanta commozione dopo le sofferenze e lo scempio

Si svolge quasi in contemporanea l'ultimo saluto a Salvatore Failla e Fausto Piano. Sono funerali lontani dalle telecamere quelli dei due tecnici della Bonatti sequestrati e uccisi in Libia lo scorso 3 marzo. Li hanno voluti così i familiari, la vedova Failla in particolare, lei che subito aveva detto no ai funerali di Stato, quello stesso Stato che non è stato capace di riportarle a casa vivo il marito, denunciando la solitudine e l'abbandono in cui era stato lasciato dalle autorità.Gliel'hanno ridato chiuso in una bara, dopo un'autopsia «da macellai» effettuata in Libia, e senza nemmeno la consolazione di sapere com'è andata. Ma per un giorno le polemiche si spengono. Tutta Carlentini, a due passi da Siracusa, è in lutto con lei e le sue figlie, così come il borgo di Capoterra, nel cagliaritano, si è stretto intorno alla vedova di Piano e ai tre figli. Sicilia e Sardegna legate da un filo di dolore e commozione. Le salme dei due tecnici sono rientrate giovedì sera al termine di un esame autoptico, effettuato a Roma, che è servito a poco dopo che sui corpi avevano già messo le mani a modo loro i medici legali di Tripoli. Nella chiesa di Santa Tecla, Rosalba Failla arriva insieme a Filippo Calcagno, collega del marito e suo compagno di prigionia, fino alla sua liberazione, all'indomani dell'agguato. Poco prima c'era stato un lungo abbraccio tra loro nella casa di famiglia, poi i due si sono seduti vicini ai primi banchi, accanto alla bara. A Cagliari, invece, dalla Liguria è volato Gino Pollicardo, il quarto ostaggio scampato alla morte. C'è lui al fianco di Isabella, la vedova di Piano, durante il corteo funebre che dopo la camera ardente attraversa il centro di Capoterra, nonostante la fitta pioggia, per accompagnare la bara al palazzetto dello sport dove si tengono le esequie celebrate dall'arcivescovo di Cagliari e che non riesce a contenere tutte le persone che hanno voluto manifestare il loro cordoglio ai parenti. Anche qui il funerale è in forma privata, come richiesto espressamente dai familiari. Sempre in silenzio, loro, mai una polemica, né una parola sopra le righe, solo quell'abbraccio commovente davanti all'altare al momento del segno di pace tra la vedova e i tre figli. «Il volto della guerra è questo - dice monsignor Arrigo Miglio nell'omelia, ricordando anche la scomparsa di Piano - fatto di lacrime e strazio. Lo scopriamo quando entra e ferisce la vita di una famiglia. Questa è una di quelle morti che ci cambiano: ci fa guardare lontano nello spazio e nel tempo, ogni nostra scelta e non scelta tocca sempre tutti». Al termine della cerimonia, sempre sotto la pioggia, migliaia di persone seguono il feretro nel tragitto verso il cimitero. Tra loro Pollicardo, per l'ultimo saluto all'amico.Nel giorno del funerale di Failla, a Carlentini, è lutto cittadino, bandiere a mezz'asta e un minuto di silenzio durante la cerimonia. La comunità è stretta attorno alla famiglia del tecnico ucciso. Fin dalle prime ore del mattino centinaia di concittadini sfilano davanti all'altare della Chiesa di Santa Tecla, dove era stata allestita la camera ardente. A celebrare è l'arcivescovo di Siracusa, Salvatore Pappalardo. Nell'omelia parla di una «morte dovuta alla mano violenta di qualcuno»: «Ma noi cristiani - dice - siamo discepoli di quel Signore Gesù che ci ha insegnato con la sua parola e la sua vita che il male bisogna vincerlo con bene».

Alla fine l'uscita del feretro dalla chiesa è accompagnata da un lungo applauso e dalle grida strazianti della mamma di Failla: «Ridatemi mio figlio, perché me l'hanno ucciso?».

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