Economia

Il fisco incoraggia i delatori: premi a chi denuncia i corrotti

Alla Camera la proposta di legge che invita i dipendenti pubblici a fare la spia sulle violeazioni dei capi. Garantiti anonimato e bonus in denaro. Ed è allarme tra gli esperti

Il fisco incoraggia i delatori:  premi a chi denuncia i corrotti

La delazione viene incoraggiata per legge. Il fisco, cioè l'Agenzia delle Entrate, avrà a disposizione un'arma in più per inseguire coloro che sono sospettati di evasione oppure di elusione. Al riparo dal clamore mediatico è, infatti, arrivata nell'Aula della Camera una proposta di legge che incoraggia e premia la delazione in merito alla commissione di reati di corruzione nonché di illeciti e di reati fiscali. Si tratta di un lavoro portato avanti in commissione Giustizia dal Pd e dal Movimento 5 Stelle e che passa con il nome di pdl whistleblowing, che in inglese significa «soffiare nel fischietto», ossia segnalare un atto illecito. La nuova normativa, infatti, prevede un recepimento stringente delle convenzioni Onu e del Consiglio d'Europa sulla lotta alla corruzione trasformando la legge Severino in una tagliola contro i malintenzionati.La necessità di acquisire notizie di crimini perpetrati nel settore pubblico e in quello privato ha indotto i deputati a partorire un sistema a premi. In primo luogo, viene garantito l'anonimato del segnalante fino all'avvio di un'eventuale fase dibattimentale (un po' come accade con i pentiti, ndr) e, soprattutto, si evita che possa subire ritorsioni sul posto di lavoro. In secondo luogo, viene fissato una sorta di meccanismo a premi. L'originaria proposta dei pentastellati (la prima firmataria è l'onorevole Francesca Businarolo) prevedeva che al dipendente pubblico autore della delazione potesse essere riconosciuto dal 15 al 30% del danno erariale riconosciuto dalla Corte dei Conti e successivamente recuperato. La modifica del Pd ne ha ridotto l'entità stabilendo che i premi dovranno essere definiti «in sede contrattuale».La legge, oltre a recepire accordi internazionali, è pensata per fornire ulteriori strumenti all'Autorità anti corruzione guidata da Raffaele Cantone, ma anche il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan ne conseguirà qualche vantaggio. Vediamo come. «Il consulente può andare in azienda la mattina, denunciare all'Agenzia delle Entrate il pomeriggio e tornare in azienda il giorno seguente», commenta Paolo Duranti, fiscalista dello Studio Mazzocchi & Associati di Milano, temendo che un rapporto strettamente fiduciario come quello consulenziale possa essere snaturato. La proposta di legge licenziata dalla commissione Giustizia presieduta dalla piddina Donatella Ferranti ha un'altra particolarità: oltre alla tutela dell'anonimato non è prevista la punibilità per il «segnalatore» salvo i casi in cui sia dimostrato che la calunnia ha origine dolosa. «In un Paese come l'Italia consumata dall'invidia sociale ci vuol poco a insinuare sospetti», aggiunge Duranti precisando come «chi ritiene che vi si sia stata la commissione di un reato, ha il dovere civico di segnalarlo alla Procura o all'Agenzia delle Entrate», mentre «godere dell'anonimato è un'ingiustizia».Le stime governative sull'entità dell'evasione fiscale si aggirano sui 150 miliardi annui. Il problema è che, oltre a strumenti di controllo da vero e proprio Grande Fratello, ora l'agenzia delle Entrate può disporre anche dei delatori anonimi. Il sottosegretario all'Economia, Enrico Zanetti, ieri a Un giorno da pecora, ha provato a invertire il paradigma. «Pagare le tasse non è bello francamente», ha dichiarato sottolineando che «le tasse vanno pagate con serenità ma non si può pretendere che chi paga sia addirittura felice di farlo». Con una Stabilità che ogni giorno viene demolita nei suo contenuti (ieri l'Ufficio parlamentare di bilancio ha agitato lo spettro della procedura di infrazione Ue), forse bisognerebbe ripensare l'eccessivo ricorso alle spesa in deficit.

«A forza di parlare di bonus qui finiamo malus», ha chiosato Zanetti.

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