Fisco, ora il governo è pronto a rottamare gli studi di settore
30 Gennaio 2016 - 08:27Il calo delle entrate potrà essere compensato con più fatture elettroniche. L'abolizione riguarderà 740mila professionisti
Verso l'addio agli studi di settore. Con la speranza di coprire l'inevitabile calo delle entrate attraverso un maggiore ricorso alla fatturazione elettronica. È una delle misure «di destra» che il premier Matteo Renzi spera di chiudere in tempi relativamente brevi. Colpo ad effetto, destinato a fare contenti i tanti che si sono ritrovati alle prese con lo strumento di determinazione presuntiva del reddito. Un software determina quanto guadagna una partita Iva o una azienda sulla base del settore in cui opera. Al contribuente resta la scelta se adeguarsi. Spacciato per misura «di dialogo» con il contribuente, negli anni si è rivelato una lente distorta che penalizza i ceti produttivi, considerato uno strumento vagamente ricattatorio da molti contribuenti. La sua abolizione è parziale ma farà contenti molti. Se riguarderà in prima battuta i liberi professionisti - ha calcolato la Cgia di Mestre - quasi 739mila contribuenti saranno «sollevati dal rispettare le disposizioni previste ogni anno dal software del fisco. I titolari di partita Iva a cui sono applicati gli studi di settore - ricorda l'associazione - sono quasi 3.644.000. Di questi, poco più di 802 mila sono liberi professionisti. Sottraendo a questi ultimi le oltre 63mila società costituite da professionisti, i soggetti che saranno interessati sfioreranno le 739.000 unità.La conferma che il governo vuole sbarazzarsi degli studi, amati dai governi di centrosinistra, è arrivata nei giorni scorsi dal viceministro dell'Economia Luigi Casero. «Per favorire un sistema fiscale più semplice durante l'anno interverremo subito sugli studi di settore, è uno strumento che deve essere rivisto in relazione all'evoluzione dei tempi. Riteniamo che per i professionisti, che hanno una contabilità di cassa, ci sia la necessità di intervenire in un solo modo: abolendoli». In altre parole, nei casi in cui è facile documentare incasso e pagamenti, non ci saranno più. In contemporanea arriverà una accelerazione della fatturazione elettronica e le relative comunicazioni periodiche al fisco. Per gli altri è comunque in arrivo una revisione. L'agenzia delle entrate ha già disposto la abolizione di due adempimenti: il modello Ine (indicatori di normalità economica) e il modello di comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell'applicazione degli studi per i contribuenti che hanno cessato l'attività nel corso del periodo d'imposta o che si trovano in liquidazione ordinaria. Per ora l'Agenzia guidata da Rossella Orlandi ha approvato, in largo anticipo, i nuovi modelli. Riguardano 51 studi per il settore delle manifatture; 60 studi per il settore dei servizi; 24 studi per i professionisti; 69 studi per il settore del commercio.In vista dello snellimento, l'Agenzia ha fatto uno screening di come sono andati negli ultimi quattro anni gli studi. La corrispondenza tra modelli e dichiarazioni è andata costantemente peggiorando. Una dichiarazione su tre non centra i parametri di «congruità» (il contribuente è congruo se i ricavi sono uguali o superiori a quelli stimati dallo studio) e più della metà non risponde a quelli di «coerenza» (la coerenza misura il comportamento del contribuente rispetto ai valori di indicatori economici predeterminati, per ciascuna attività, dallo studio di settore).
Il chiaro segnale che è gli studi sono invecchiati male.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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