Politica

Solita litania dei malpancisti: "Azzerare tutte le cariche"

Fitto di nuovo alla carica dopo le Regionali Santelli non ci sta: «Sulla Calabria sbaglia»

RomaUn attacco diretto, perfino una sfida, ma non una faida. Raffaele Fitto, l'anima in pena del berlusconismo critico, elettrizza il secondo tempo del comitato di presidenza di Forza Italia che martedì, nella prima riunione, era scivolato via in un noioso zero-a-zero. Concetti forti, scanditi con cura. Ma niente tuoni e niente fulmini. Fitto e Berlusconi si confrontano pacatamente senza rompere, sembra un secolo fa lo showdown dei primi di ottobre, quando in un clima da tragedia greca con un tocco edipico il Cavaliere deluso e ferito tirò in ballo il padre dell'eurodeputato pugliese: «Sei figlio di un vecchio democristiano».

Sono giorni difficili per quello che non sa nemmeno se si può ancore definire il primo partito del centrodestra, ma lo sforzo è evitare gli psicodrammi, alzarsi dal lettino dell'analista. Anche se la disfatta elettorale è lampante, al di là di ogni alibi e di ogni eufemismo, e su questo Fitto non fa sconti: «La sconfitta era immaginabile, ma la sua dimensione è enorme. Sono stati fatti errori nella costruzione delle alleanze e nella scelta delle candidature. In Emilia siamo stati delle comparse, regalando la candidatura alla Lega di Matteo Salvini senza averne discusso al nostro interno».

Forza Italia deve tornare al centro del villaggio. «Eravamo sempre protagonisti - nota malinconico Fitto al parlamentino azzurro - ora siamo gregari, commentiamo l'attività degli altri come dei comprimari». Il partito sembra in appalto ora all'uno ora all'altro dei due Matteo che dominano la politica italiana: «Né Forza Renzi, né Forza Salvini». Con il primo Matteo, il premier, Forza Italia è stata schizofrenica: a volte alleata ombra, altre volte caricata a pallettoni contro Palazzo Chigi, con il risultato di frastornare ancora di più un elettorato già smarrito. Ma è soprattutto il secondo Matteo, il leader della Lega che scippa consensi a Forza Italia travestendosi da lepenista, ad aleggiare a Palazzo Grazioli. Il fresco endorsement calcistico di Berlusconi («Salvini goleador del centrodestra con me regista») rimbomba come un'eco nella testa di Fitto, offeso perché il capo ha fatto l'assist a un giocatore che indossa un'altra casacca. E quindi: «Opposizione dura, seria, responsabile». E poi un vecchio pallino di Fitto, le primarie: «Serve uno shock organizzativo in Forza Italia, bisogna rimettere tutto in mano agli elettori per avere una partecipazione». Primarie di partito, dunque, prima che gli alleati indìcano quelle di coalizione strappando ancora una volta le chiavi di mano a Forza Italia. E «azzeramento delle cariche per mettere in campo un sistema di elezione della nostra classe dirigente che sia un sistema dal basso». E il Nazareno? Può restare in piedi, a patto di «mantenere la schiena dritta».

L'altro spirito critico Daniele Capezzone evoca «la quota Martinazzoli, quell'11 per cento che portò la Dc alla sparizione», facendo molto arrabbiare Jole Santelli, coordinatore regionale calabrese: «Il risultato della Calabria è più che soddisfacente, perché abbiamo preso il 20,87 per cento con due liste ufficialmente di Forza Italia. E poi tutti sapevano che il Pd ha cercato d'imporre al proprio candidato l'alleanza con Ncd».

Il comitato di presidenza di Forza Italia dovrebbe riunirsi di nuovo la prossima settimana, ma oggi Berlusconi e Fitto dovrebbero pranzare insieme.

Commenti