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La flat tax italiana sui ricchi spaventa Berlino

Critiche alla tassa forfettaria per gli stranieri. Così la Germania teme la concorrenza fiscale

La flat tax italiana sui ricchi spaventa Berlino

Roma - «Una gara al ribasso sulle tasse» è l'accusa del governo tedesco. Sotto i riflettori non c'è un paradiso fiscale, né una tigre dei primi anni Duemila come l'Irlanda. A fare dumping fiscale sarebbe proprio l'Italia, inferno tributario certificato nonché uno dei paesi meno competitivi dell'Ue.

L'allarme tedesco contro l'Italia è emerso in un articolo del Welt am Sonntag dedicato alla misura prevista dall'ultima legge di Bilancio per attrarre manager, imprenditori. Una sorta di flat tax a 100mila euro. Uno «sviluppo preoccupante che non possiamo accettare né nel mondo né in Europa». Una «concorrenza fiscale rovinosa che fa perdere tutti gli Stati», ha riferito una fonte del ministero delle finanze tedesco.

Nell'articolo si spiega che il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan vuole «attrarre ricchi stranieri» e anche fare tornare in patria gli italiani che hanno portato capitali oltreconfine. Per questo ha studiato «una tassa forfettaria sul reddito da 100mila euro all'anno». Una volta pagata il ricco che si trasferisce «si mette in pace con il fisco». Il timore è che già tedeschi con redditi da 300mila euro, che pagherebbero circa 119mila euro di tasse, decidano di trasferirsi nel Belpaese.

In realtà il meccanismo è più complicato, non esclude la tassazione in patria ed è studiato soprattutto per non penalizzare supermanager e imprenditori di multinazionali che sono scoraggiati dal prendere la residenza da noi. Inoltre, la misura non riguarda il rientro dei capitali.

Ma tant'è. Il tentativo di rendere un po' più attraente l'Italia non piace alla Germania. I tedeschi spiegano che la misura è in controtendenza rispetto alle regole anti-erosione fiscale dell'Unione europea. Fanno proprio l'esempio dell'Irlanda che ha prima attratto capitali con una politica fiscale aggressiva poi è finita in mezzo a una bolla immobiliare.

Peccato che l'Irlanda abbia fatto concorrenza con aliquote più basse per le società conquistando le grandi compagnie del digitale. Niente in confronto alla mini «flat tax» italiana. Peccato che la bolla immobiliare non sia in nessun modo in relazione con le politiche fiscali di Dublino. Dietro la levata di scudi di Berlino c'è probabilmente la concorrenza per il post Brexit. Sono molti gli annunci di chiusure degli uffici londinesi di banche d'affari, consulenti finanziari e sedi di società. La Germania è l'approdo naturale per chi lascerà la capitale Britannica. Segue Parigi. In qualche modo anche l'Italia vorrebbe essere della partita.

Qualcuno in Germania non vuole lasciarci nemmeno le briciole e tifa, in compagnia di parte della sinistra italiana, per mantenere intatto l'inferno fiscale italiano.

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