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La flat tax sulle lezioni private è un autogol: farà perdere allo Stato 17 milioni all'anno

Le previsioni degli esperti: il 90% delle ripetizioni continuerà a restare in nero

La flat tax sulle lezioni private è un autogol: farà perdere allo Stato 17 milioni all'anno

Roma Arriva la flat tax sulle ripetizioni ma rischia di rivelarsi un altro fiasco. La legge di Bilancio rivede l'attuale regime fiscale sulle lezioni private tenute dai docenti in orario extrascolastico. La norma introdotta dimezza la tassa che grava sui professori, che passa dalle attuali percentuali legate alle aliquote dal 27 al 38 per cento ad un 15 per cento fisso per tutti e che include anche tutte le imposte sul reddito, dall'Irpef, alle tasse regionali e comunali. Insomma una notevole riduzione di spesa per gli insegnanti ma soltanto in teoria visto che in realtà il 90 per cento delle lezioni private non vengono denunciate al fisco. Si stima infatti che le lezioni private e le ripetizioni di recupero abbiano un volume di affari complessivo di circa un miliardo ma soltanto il 10 per cento degli incassi viene dichiarato. Si potrebbe parlare addirittura di un accordo implicito tra lo Stato e i docenti italiani che sono sicuramente i meno pagati d'Europa: il salario resta basso ma si chiude un occhio sulle ripetizioni private che sono per molti professori la più sostanziosa fonte di guadagno visto che il costo di una lezione privata varia dai 20 ai 40 euro all'ora anche a seconda della fama dell'insegnante e della materia.

Ma se la maggioranza dei docenti non dichiarava prima perché mai dovrebbe farlo adesso? Dunque la rivista specializzata Orizzonte Scuola calcola che con la flat tax lo Stato andrebbe a perdere circa 17 milioni di euro. Perdita calcolata su una base di circa 100 milioni di compensi dichiarati (il 10 per cento di un miliardo) con l'aliquota del 15 per cento aggiungendo gli effetti delle addizionali locali.

Insomma non soltanto non ci sarà una emersione dal nero ma addirittura le entrate per lo Stato potrebbero diminuire. Sarebbe stato meglio, osserva Marcello Pacifico dell'Anief, «disporre ulteriori finanziamenti per incrementare i corsi di recupero anche attraverso l'utilizzo del personale su organico potenziato». I corsi di recupero organizzati dalla scuole, unici a garantire una gestione corretta e trasparente, non sono mai decollati per assenza di docenti disponibili: troppo scarsi i guadagni a fronte dell'impegno richiesto. Ma se la scuola aumentasse il compenso per i docenti e si riuscisse a ridurre così la necessità di lezioni private di fatto si cancellerebbe una bella fetta di introiti non dichiarati. Al contrario poi l'eventuale emersione dal nero potrebbe avere una ricaduta sui costi per le famiglie.

Il docente potrebbe decidere di compensare la perdita dovuta al pagamento della tassa con l'aumento del costo delle lezioni.

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